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Multicanalità: nel 2022 i consumatori raggiungono i 46,3 milioni (89%)

Ben 46,3 milioni, pari all’89% della popolazione italiana: a tanto ammontano i consumatori multicanale nel 2022. E’ la prima evidenza che emerge dalla ricerca dell’Osservatorio Multicanalità promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano e da NielsenIQ. In particolare, aumentano i consumatori digitali più maturi passando da 17,1 milioni nel 2021 a 19,7 nel 2022 (+10%): infatti, crescono i Digital Rooted (+2 p.p.), profili digitalmente maturi esperti di social media e pagamenti digitali, che raggiungono quota 8,4 milioni, il 16% della popolazione. Aumentano anche i Digital Engaged, che crescono di 3 punti percentuali rispetto al 2021 salendo a 11,3 milioni, pari al 22% degli italiani. Questi ultimi sono profili che utilizzano la rete in modo intenso e disinvolto, in particolare dallo smartphone, ma rimangono più legati al negozio fisico rispetto ai Rooted. Scendono, invece, a quota 8,9 milioni i Digital Bouncers (-5%), consumatori che utilizzano la rete come supporto nella fase di pre e post vendita, ma acquistano nel negozio fisico. Questo cluster accoglie anche i giovani nuovi consumatori, abituati a un utilizzo fluido del digitale ma ancora non avvezzi ai processi di acquisto nei diversi settori. In lieve aumento i Digital Rookies (+1 p.p.), pari a 17,7 milioni di individui (il 34% degli italiani), profili che muovono piccoli passi nel digitale, nonostante la loro dotazione tecnologica sia sotto media e la loro connessione sia prevalentemente da pc fisso. Infine i Digital Unplugged, categoria refrattaria al digitale. Sono 6 milioni, l’11% dalla popolazione, con il 76% dei consumatori sopra i 55 anni.

Il settore che più utilizza Internet nei processi d’acquisto? Quello dei viaggi

Il settore dei viaggi si riconferma al primo posto per numero di individui che utilizzano internet all’interno del processo di acquisto, aumentano i consumatori che scelgono il web sia in fase di ricerca informazioni (73%, +2%.), sia in fase d’acquisto (45%, + 2%). Gli utenti internet scelgono il web soprattutto per la raccolta di informazioni: in media, il 65% si documenta in rete su prodotti e servizi, si registrano percentuali sopra il 50% in tutte le categorie di users. Segue la comparazione dei prezzi, effettuata online dal 58% del campione.

La popolazione italiana divisa in due sull’interazione multicanale

“Stiamo assistendo a una divisione “strutturale” della popolazione italiana in due gruppi distinti in termini di capacità/opportunità di interazione multicanale con il sistema dell’offerta – dichiara Giuliano Noci, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Multicanalità. Da un lato chi passa in modo fluido da un touchpoint all’altro durante il suo percorso d’acquisto assumendo uno spazio integrato (tra fisco e digitale) di interazione con la marca; dall’altro chi (45% della popolazione) non ha sviluppato queste abitudini ed è molto legato al punto vendita fisico peri propri acquisti. Questa divisione è figlia di un divario generazionale talmente forte da determinare ormai una polarizzazione (irreversibile) delle abitudini d’acquisto”.

Come poter lavorare in sicurezza sul tetto di casa

I lavori di manutenzione in casa, ordinaria o straordinaria in base alle necessità, non finiscono mai.

C’è sempre qualcosa che non funziona e che va riparata o qualcos’altro che necessita di una regolazione o intervento di manutenzione.

Spesso inoltre, gli ambienti in cui tali riparazioni vanno effettuate sono piuttosto ostili e rendono per questo difficile o pericolosa tale tipo di pratica.

Pensiamo ad esempio agli scantinati, notoriamente bui e caratterizzati da spazi angusti, ma anche e soprattutto il tetto.

Il tetto di casa nasconde parecchie insidie


Spesso infatti, corso dell’anno abbiamo bisogno di salire sul tetto per i motivi più vari.

C’è chi ha bisogno di fare una regolazione sull’antenna televisiva o direttamente sostituirla; altri invece hanno bisogno di fare una riparazione che riguarda le tegole del tetto mentre altri ancora potrebbero ad esempio aver bisogno di fare una pulizia del comignolo del camino o una riparazione.

Dunque i motivi per i quali abbiamo necessità di salire sul tetto possono essere i più svariati e dietro ciascuno di essi si cela il pericolo più grande: una caduta dal tetto.

Cadere dal tetto Infatti può comportare un infortunio serio o comunque conseguenze certamente poco piacevoli per la persona. Non è sufficiente prestare attenzione, sebbene sia doveroso, in quanto un passo falso o semplicemente uno scivolamento del piede può capitare a chiunque.

Bisogna allora individuare quegli strumenti che consentono di poter lavorare in sicurezza sul tetto di casa, in grado di limitare in maniera importante gli effetti di qualsiasi caduta.

I dispositivi anticaduta

Per risolvere questo tipo di esigenza è sufficiente utilizzare i dispositivi anticaduta. Tali dispositivi, che sono obbligatori per legge quando si lavora ad un altezza pari o superiore ai 2 metri, riescono ad intervenire in maniera efficace andando ad interrompere un eventuale caduta ed impedendo così alla persona di toccare il suolo.

In particolar modo la persona in questione indossa una particolare imbracatura ad una corda o fune che è assicurata su di una linea vita tetto, un sistema di ancoraggio che offre la garanzia necessaria in questi casi.

Proprio l’imbracatura, collegata alla linea vita tetto, impedirà fisicamente alla persona di cadere, proprio quel di cui si ha bisogno quando si lavora ad una certa altezza dal suolo.

Grazie ai dispositivi anticaduta dunque, anche nel caso in cui una persona possa inavvertitamente cadere dal tetto, le conseguenze sarebbero praticamente nulle, in quanto la caduta verrebbe prontamente arrestata.

Inoltre, grazie ad un efficace sistema di frizioni e rallentamento, la maggior parte dell’urto dovuto all’improvvisa frenata non sarebbe assorbito dal corpo della persona stessa, ma al contrario tali forze verrebbero distribuite in maniera uniforme.

Una soluzione efficace e facile da usare


Si tratta dunque di una soluzione da usare certamente per evitare ogni tipo di rischio ed alla portata di tutti, davvero molto efficace.

Tra l’altro questo tipo di sistema è adoperato anche nei cantieri, proprio in virtù della assoluta sicurezza che garantisce agli operai che lavorano in quota.

Il fatto che ogni caduta possa essere prontamente arrestata infatti, costituisce un valido motivo per farne utilizzo anche se non si è professionisti nel settore dell’edilizia, ma semplicemente si desidera rendere innocua una eventuale caduta quando si lavora sul tetto di casa propria o comunque ad una altezza tale che richieda una misura di sicurezza adeguata.

Dunque l’utilizzo combinato di una linea vita con una imbracatura ed una fune a collegare i due dispositivi rappresenta certamente una risorsa sufficiente a far sì che ogni tipo di lavoro possa essere effettuato in maniera serena e senza la paura dover affrontare le conseguenze di una eventuale caduta.

A Milano tornano a crescere le imprese guidate da under 35

Non succedeva dal 2014: nel 2021 le imprese guidate da under 35 tornano a crescere. Dopo una lunga fase calante, a Milano Monza Brianza le imprese gestite da giovani under 35 hanno registrato una buona performance, che ha visto incrementarsi rispetto al 2020 sia il numero delle nuove nate (+21,6%) sia quello delle imprese attive (+1,2%). E Milano si conferma capitale italiana delle start up innovative: 1 su 5 ha sede in città.
Sono alcuni dei dati emersi in occasione dell’incontro Milano alla prova del futuro. Giovani, innovazione e start up = Risorse, opportunità e sfide, dedicato alla presentazione del rapporto annuale Milano Produttiva, realizzato dal Servizio Studi Statistica e Programmazione della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi.

Il sistema imprenditoriale

Complessivamente il sistema imprenditoriale di Milano Monza Brianza Lodi registra nei primi sei mesi del 2022 una performance positiva delle iscrizioni, con 17.129 nuove imprese nate. A fronte delle 12.173 chiusure, il saldo tra iscrizioni e cancellazioni è stato positivo: +4.956 imprese, con il contributo determinante di Milano (+4.237). In attesa di sapere quanto inciderà sul quadro economico la situazione geopolitica internazionale, le previsioni sul valore aggiunto indicano per il 2022 una crescita del +2,9% per Milano e Monza Brianza, e +1,7% per Lodi.
Probabilmente alcune aziende, seppur in crisi, ritardano la chiusura, ma la natalità è praticamente tornata ai livelli pre-Covid: tra il primo semestre 2022 e il primo semestre 2019 la differenza negativa è di sole 184 imprese (-1%).

Le start up

Uno dei cluster più interessanti nello scenario locale è quello delle start up innovative. Nell’area di Milano Monza Brianza Lodi, a fine giugno 2022 se ne contano 2.912, il 74,6% del totale regionale e un quinto del nazionale. Inoltre, rispetto a luglio 2021, il loro numero è cresciuto del 5,7% e rispetto a giugno 2019, +48,6%. La gran parte è localizzata nella provincia di Milano (2.737), prima nella classifica nazionale, seguita da Roma (1.599), Napoli (675) e Torino (532). Si tratta di imprese di piccola dimensione, società di capitali, principalmente Srl e Srl semplificate, che operano soprattutto nei servizi avanzati, come produzione di software e consulenza informatica, attività dei servizi d’informazione, ricerca scientifica e sviluppo.

Il trend dei settori economici

Nel primo trimestre 2022 si osserva un consolidamento delle dinamiche territoriali e settoriali. Per l’industria manifatturiera la produzione ha continuato a crescere in tutti i territori. L’incremento più significativo si è registrato in provincia di Monza Brianza (+13,3%), seguita dalla città metropolitana di Milano (+9,6%) e dalla provincia di Lodi (+6,4%). In relazione ai servizi, la dinamica del fatturato è in significativo recupero per la città metropolitana di Milano (+21,1%) e per la provincia di Monza Brianza (+20,4%), mentre la provincia di Lodi (+5,3%) registra un aumento più contenuto. Il commercio ha evidenziato una ripresa del fatturato particolarmente intensa per le province di Monza Brianza (+15,6%) e di Milano (+13%). Dinamica più contenuta per il territorio di Lodi (+7,3%).

Industria, a maggio il fatturato cresce del 23,6% su base annua  

Il fatturato dell’industria segna una crescita a doppia cifra. Lo rivela l’ultimo rapporto dell’Istat, riferito a di maggio 2022. In base alle stime al netto dei fattori stagionali, il fatturato aumenta dell’1,4%, in termini congiunturali, registrando una dinamica positiva su entrambi i mercati (+1,5% quello interno e +1,1% quello estero). Nel trimestre marzo-maggio 2022 l’indice complessivo è cresciuto del 7,8% rispetto al trimestre precedente (+8,0% sul mercato interno e +7,3% su quello estero). I dati, in apparenza decisamente positivi, vanno però letti anche sotto un’altra prospettiva. A incidere in modo così significativo sull’incremento è stato l’aumento dei prezzi, in particolare quelli energetici. Il fattore diventa evidente quando si va a confrontare il valore e il volume del fatturato. L’Istat rileva che in termini tendenziali, al netto degli effetti di calendario, si registra un incremento marcato del valore del fatturato sia in termini complessivi sia con riferimento ai principali raggruppamenti di industrie, con aumenti particolarmente significativi per il comparto energetico. La crescita in volume, tuttavia, risulta decisamente più contenuta. A fare la differenza, sono appunto i prezzi.

Dinamica positiva su entrambi i mercati

Al netto dei fattori stagionali, l’aumento è dell’1,4%, in termini congiunturali, registrando una dinamica positiva su entrambi i mercati (+1,5% quello interno e +1,1% quello estero). Nel trimestre marzo-maggio 2022 l’indice complessivo è cresciuto del 7,8% rispetto al trimestre precedente (+8,0% sul mercato interno e +7,3% su quello estero). Con riferimento ai raggruppamenti principali di industrie, a maggio gli indici destagionalizzati del fatturato segnano aumenti congiunturali per l’energia (+9,8%) e per i beni intermedi (+2,4%), mentre si registrano lievi flessioni per i beni strumentali (-1,0%) e per i beni di consumo (-0,2%). Corretto per gli effetti di calendario, il fatturato totale cresce in termini tendenziali del 23,6%, con incrementi del 24,2% sul mercato interno e del 22,4% su quello estero.

Il valore più alto dal 2000

“Seppure in leggera attenuazione rispetto al mese precedente, prosegue a maggio la crescita congiunturale del fatturato dell’industria, con l’indice destagionalizzato che tocca il livello più elevato dall’inizio della serie storica (gennaio 2000). L’indicatore di volume, calcolato a prezzi costanti e relativo al solo comparto manifatturiero, mostra invece una leggera flessione rispetto al mese precedente” si legge nel testo dell’Istituto di Statistica. “In termini tendenziali, al netto degli effetti di calendario, si registra un incremento marcato del valore del fatturato sia in termini complessivi sia con riferimento ai principali raggruppamenti di industrie, con aumenti particolarmente significativi per il comparto energetico. La crescita in volume, tuttavia, risulta decisamente più contenuta”.

Allarme prezzo caffè, quanto costa la tazzina da Nord a Sud

Il Italia è emergenza ‘caro caffè’. L’immancabile tazzina, sinonimo di buongiorno per moltissimi italiani, negli ultimi tempi ha registrato una vera e propria escalation nei prezzi. A lanciare l’allarme è Assoutenti, che ha monitorato l’andamento dei listini dell’espresso al bancone. “Nei mesi scorsi avevamo denunciato i primi ritocchi dei listini del caffè nei bar italiani: i numeri ufficiali confermano oggi il nostro allarme, e il trend al rialzo, che oggi sfiora una media annua del +6%, è destinato a proseguire nei prossimi mesi – afferma il presidente di Assoutenti Furio Truzzi – A generare i rincari da un lato il caro-bollette, che impone maggiori costi energetici agli esercenti poi scaricati sui consumatori finali attraverso i prezzi al dettaglio, dall’altro le tensioni nelle quotazioni delle materie prime, che hanno portato a rincari per beni come caffè e zucchero. A fare le spese di tale situazione sono i consumatori, considerato che in Italia si consumano ogni giorno 9,3 milioni di tazzine di espresso al bar”.

Le differenze di prezzo possono arrivare al 40%

Il prezzo medio nazionale del caffè è oggi di circa 1,10 euro contro 1,038 euro del 2021,  afferma Assoutenti. Che però ha calcolato che che la tazzina al bar raggiunge 1,25 euro, con prezzi in aumento fino al +16% rispetto al 2021. Ma le variazioni di prezzo di un espresso al bar, tra il Nord e il Sud dello Stivale, possono arrivare anche al 40%. Ma cosa cambia da città a città? Il top del costo si raggiunge in Trentino Alto Adige, con i bar di Trento che vendono l’espresso consumato al banco in media a 1,25 euro, 1,24 euro a Bolzano. Anche a Cuneo il caffè costa 1,24 euro. In ben 3 province dell’Emilia Romagna (Ferrara, Ravenna e Reggio Emilia) l’espresso abbatte la soglia psicologica di 1,20 euro, così come in Veneto (Rovigo e Venezia), mentre a Padova e Vicenza il prezzo medio è di 1,19 euro. Il caffè più economico d’Italia – avverte Assoutenti – è quello servito dai bar di Messina (0,89 euro), seguita da Napoli, città dove l’espresso è una tradizione storica (0,90 euro) e da due province calabresi (Reggio Calabria e Catanzaro, 0,92 euro).

I rincari in percentuale sull’anno scorso

L’associazione dei consumatori ha poi messo a confronto i listini attuali con quelli in vigore lo scorso anno: si scopre che per il caffè al bar i rincari dei prezzi sono generalizzati e raggiungono quota +16% a Pescara, +15% a Catanzaro, +13,6% a Cosenza, +13,5% ad Alessandria, +12,8% a Bari, +12,7% a Cuneo. Solo 5 province, Napoli, Biella, Lucca, Novara e Macerata, hanno mantenuto stabile il prezzo medio del caffè, mentre in tutte le altre città italiane si registrano aumenti anche pesanti.

I contratti di rete in Lombardia crescono del +12,5%. Il totale sale a 4.410 

Unioncamere Lombardia ha pubblicato il rapporto 2021 sui contratti di rete nella regione. Durante lo scorso anno in Lombardia i contatti di rete hanno registrato un’accelerazione: sono oltre 700 le imprese lombarde che li hanno sottoscritti, per una crescita netta sia rispetto agli ultimi anni, e un incremento del +12,5% rispetto al 2020. Lo stock di imprese coinvolte in Lombardia, comprese le reti cessate, sale così a 4.410. In pratica, per ogni mille imprese registrate in Camera di Commercio sono 4,6 quelle che partecipano ai contratti di rete. Inoltre, con 1.513 reti, la Lombardia è la regione coinvolta nel maggior numero di contratti, il 20,4% del totale nazionale. Nonostante questi dati, però, la quota di imprese lombarde partecipanti è inferiore alla media italiana.

“Un modello virtuoso di collaborazione”

“Le imprese che partecipano ai contratti di rete sono ancora una minoranza, ma rappresentano un modello virtuoso di collaborazione per favorire la trasformazione tecnologica, l’innovazione e raggiungere nuovi mercati”, ha dichiarato il presidente di Unioncamere Lombardia, Gian Domenico Auricchio. Il 44% dei contratti che comprendono imprese lombarde vede la partecipazione di un massimo di tre imprese, e le reti con almeno 10 soggetti rappresentano il 14,9%. Considerando l’ambito territoriale dei contratti lombardi, il 24,2% risulta formato da imprese della stessa provincia, mentre il 17,6% vede la partecipazione di imprese con sede in diverse province della regione.

Il 58,2% delle reti ha un raggio di azione esteso oltre i confini regionali

La maggior parte delle reti, il 58,2%, ha però un raggio di azione che si estende oltre i confini lombardi. In particolare, le collaborazioni sono particolarmente strette con il Lazio (247 contratti, di cui ben 224 con Roma), e con le grandi regioni industriali (Emilia Romagna 242, Veneto 238, Piemonte 202). Nel 2021 si sono intensificati poi i legami con il Meridione, in particolare con le regioni Campania, Puglia e Abruzzo.

Tutti i settori dell’economia lombarda sono coinvolti

Nel complesso, dopo un avvio concentrato soprattutto nell’industria, i contratti di rete si stanno diffondendo in tutti i settori dell’economia regionale. L’industria rimane il comparto con la maggior propensione all’aggregazione (8,8%), ma la crescita nel 2021 (+2,7%) conferma i ritmi bassi degli ultimi anni. Per quanto riguarda gli altri settori di attività, quasi metà delle imprese è attiva nei servizi (46,6%), con un incremento significativo nel 2021, pari al +16,4%. In crescita anche il settore dell’agricoltura (+10%), dove il contratto di rete si è progressivamente diffuso raggiungendo una quota non trascurabile sul totale delle imprese del settore (8,0%), e le costruzioni (+19,8%).

Agricoltura 4.0: in Italia vale 1,6 miliardi, +23% 

Dai 540 milioni di euro di fatturato del primo semestre del 2020 il mercato italiano dell’agricoltura 4.0 è passato a 1,3 miliardi a fine anno, per arrivare a 1,6 miliardi nel 2021, per una crescita del +23%.
In Italia negli ultimi due anni il mercato dell’agricoltura 4.0 è esploso. E in parallelo è cresciuta anche la superficie coltivata con strumenti di agricoltura 4.0 da parte delle aziende agricole, che nel 2021 ha toccato il 6% del totale, il doppio dell’anno precedente. È quanto emerge dalla ricerca dell’Osservatorio Smart Agrifood della School of Management del Politecnico di Milano e del Laboratorio Rise (Research & Innovation for Smart Enterprises) dell’Università degli Studi di Brescia.

Il 60% degli agricoltori utilizza almeno una soluzione digitale

Nell’ultimo anno il 60% degli agricoltori italiani utilizza almeno una soluzione di agricoltura 4.0, il +4% rispetto al 2020, e oltre quattro su dieci agricoltori ne utilizzano almeno due, in particolare, software gestionali e sistemi di monitoraggio e controllo delle macchine.  A spingere la crescita del mercato sono gli incentivi statali, in particolare le agevolazioni dei programmi di sviluppo rurale e il piano transizione 4.0. Infatti, tre quarti delle aziende agricole italiane hanno impiegato almeno un incentivo di agricoltura 4.0, e l’84% sostiene che abbiano avuto un impatto determinante sulle scelte di investimento, riporta Ansa.

La crescita è guidata dalla spesa per i macchinari connessi

La crescita del mercato è guidata principalmente dalla spesa per i macchinari connessi, pari al 47% del mercato, e per i sistemi di monitoraggio e controllo di mezzi e attrezzature, che corrispondono al 35% dell’intero mercato, e a distanza dai software gestionali (6%). Al 5% i sistemi di monitoraggio da remoto delle coltivazioni, e poi i Dss, la mappatura di terreni e altro ancora. Dati che confermano come l’innovazione, per ora, passi soprattutto dall’hardware, ovvero trattori e attrezzature smart.
Se si guarda invece alle tecnologie abilitanti i dati e l’analisi degli stessi è al primo posto (71%), seguiti dalle piattaforme software (59%), l’Iot (58%), i device di ultima generazione (46%), mobility e geolocalizzazione (36%), veicoli e attrezzature connessi (25%), sistemi Ict in cloud (20%) e l’Iintelligenza artificiale (10%), riporta AgroNotizie.

Blockchain & Distributed Ledger per la tracciabilità

Dal lato consumatori, secondo l’Osservatorio, metà degli italiani cerca informazioni sulla tracciabilità degli alimenti, utilizzando soprattutto il sito internet del produttore, i social network e i Qr Code.
Ed è proprio la tracciabilità, riferisce Ansa, uno degli ambiti in cui le aziende stanno maggiormente utilizzando il digitale. Il settore continua infatti a guardare con forte interesse alle tecnologie Blockchain & Distributed Ledger, anche se solo il 6% dei consumatori italiani ha già sentito parlare di Blockchain nell’agrifood.

Quali sono i benefit più richiesti dai dipendenti?

Non solo stipendio. O meglio, lo stipendio non è l’unico valore per i lavoratori. I soldi a fine mese, infatti, nel corso degli ultimi anni hanno perso la loro centralità nella mente di tantissimi lavoratori, a favore invece di altri fattori, come la possibilità di formazione, la possibilità di carriera interna nonché la presenza di concreti benefit. E proprio i benefit, sono sempre più importanti per chi è alla ricerca un nuovo datore di lavoro.

Cresce l’attenzione per “l’altro”

“Noi head hunter abbiamo notato un progressivo aumentare dell’attenzione nei confronti dei benefit, la cui presenza rende molto più appetibile un posto di lavoro agli occhi dei candidati. E non stupisce quindi che sempre più aziende stiano raddoppiando l’impegno verso iol welfare, per migliorare l’employer branding come peraltro la talent retention”, spiega Carola Adami, fondatrice di Adami & Associati, società internazionale di head hunting specializzata nella selezione di personale qualificato e nello sviluppo di carriera,.
Ma quali sono i benefit maggiormente richiesti nel 2022? Non proprio di benefit si tratta, ma attualmente molto presente la richiesta da parte dei lavoratori di poter continuare a lavorare in regime di smart working, alternando lavoro in presenza e lavoro da remoto.
“Durante la pandemia abbiamo conosciuto i vantaggi del lavoro agile, e sono molti i professionisti che compiono la scelta della migliore azienda i cui lavorare anche in base a questo fattore”, racconta ancora Carola Adami.

Più benefit in azienda

Quel che è certo è che, visto il trend, la maggior parte dei lavoratori attende un prossimo ampliamento del programma di benefit in azienda, secondo alla società di consulenza americana Forrester, per cui la pensa così il 79% dei dipendenti. Guardando ai dati di un ricerca condotta da Harris Interactive per Sodexo Benefits & Rewards Services Italia, sul podio dei benefit si trovano i premi immediati, indicati dal 36% degli intervistati, seguiti dai buoni pasto per il 30%, e dai bonus a lungo termine per il 24%, che superano di poco l’assicurazione medica (23%) e la mensa aziendale (23%).
“Offrire una nutrita gamma di benefit ai propri dipendenti è una scelta vantaggiosa per qualsiasi tipo di azienda. Così si rende  più facile sia l’attrazione di nuovi talenti da assumere, sia la riduzione del tasso di turn over, per mantenere in azienda conoscenze e competenze”, conclude la Adami.
Difatti come ha svelato un’indagine Censis ben l’82,3%, dei lavoratori italiani è convinto di “meritare di più” a livello lavorativo. E i benefit aziendali sono certamente il modo più efficace per soddisfare questo condiviso bisogno.

Lombardia, nuove e iniziative a sostegno delle imprese agricole

Sono davvero tante le iniziative messe in campo da Ismea per promuove l’agricoltura in Lombardia. Opportunità che vanno dai contributi a fondo perduto ai mutui a tasso agevolato per i giovani e le donne sino agli interventi di finanza strutturata per le società di capitali. Di questo si è parlato durante il recente incontro promosso da Ismea per presentare le opportunità offerte dall’Istituto alle imprese agricole e agroalimentari italiane.  

Le problematiche delle imprese della Regione

“Sono molte le problematiche che le aziende agricole stanno affrontando in questo periodo: rincari energetici, costi delle materie prime, crisi internazionali. È fondamentale per le nostre imprese avere massima chiarezza sulle misure messe in campo per aiutare il comparto, sia in ambito creditizio che di sviluppo rurale. Ringrazio Ismea per aver scelto la Lombardia come prima tappa del tour sul territorio nazionale. I dati confermano ancora come la nostra sia la prima regione agricola d’Italia e a livello istituzionale abbiamo il dovere di accompagnare le aziende nella fase di transizione che è in atto” ha dichiarato Fabio Rolfi, assessore all’Agricoltura, Alimentazione e Sistemi verdi della Regione Lombardia.
Nel corso dell’appuntamento, il Direttore Generale di Ismea ha presentato il sistema integrato di misure e di strumenti che l’Istituto mette a disposizione per sostenere lo sviluppo del settore agricolo e agroalimentare italiano, accompagnando le imprese nelle diverse fasi della loro vita: dall’acquisizione del capitale fondiario allo sviluppo del business, dall’accesso al credito e al mercato dei capitali sino alla gestione del rischio.

Le opportunità per chi fa agricoltura

Con l’ultima legge di Bilancio Ismea ha ottenuto ulteriori 80 milioni di euro destinati a sostenere la competitività del settore in un momento di grande trasformazione verso le sfide della transizione ecologica e digitale previste dalla PAC e dal PNRR. Nel dettaglio, attraverso la Banca nazionale delle Terre Agricole (BTA), che quest’anno aprirà, il prossimo 7 marzo, la fase delle manifestazioni di interesse del quinto lotto, Ismea rimette in circolo i terreni attraverso una procedura di vendita trasparente e aperta a tutti, offrendo opportunità di investimento e ricomposizione fondiaria. Con “Più Impresa”, l’Istituto sostiene gli investimenti dei giovani e delle donne in agricoltura, grazie all’erogazione di contributi a fondo perduto e mutui a tasso zero. Ismea gestisce inoltre il primo Fondo di Garanzia pubblico con garanzia diretta e a prima richiesta per l’agricoltura, a copertura di oltre due miliardi di euro di finanziamenti destinati al settore. Con i suoi strumenti di garanzia, Ismea facilita l’accesso al credito delle imprese agricole e della pesca, riducendo il costo dei finanziamenti. Con “Ismea Investe” le società di capitali attive nel settore agroalimentare possono beneficiare di finanziamenti agevolati e interventi nel capitale di rischio (operazioni di equity e quasi equity, prestiti obbligazionari e strumenti finanziari partecipativi). 

Commercio agroalimentare: in Europa +6,1% di crescita complessiva

Nel periodo da gennaio a settembre 2021 il valore totale del commercio agroalimentare della Ue, ovvero delle esportazioni e delle importazioni, ammonta a 239,5 miliardi di euro, per un aumento del 6,1% rispetto al periodo corrispondente dell’anno precedente. Gli ultimi dati sul commercio agroalimentare della Ue indicano che le esportazioni sono aumentate dell’8%, attestandosi a 145,2 miliardi di euro, mentre l’aumento registrato dalle importazioni è del 3,5% rispetto ai primi 9 mesi del 2020, un aumento che ha permesso di raggiungere un fatturato complessivo pari a 94,2 miliardi.

L’export maggiore è verso gli Stati Uniti

Questi dati riflettono un’eccedenza complessiva del commercio agroalimentare equivalente a 51 miliardi di euro per i primi nove mesi del 2021, pari a un aumento del 17% rispetto allo stesso periodo del 2020. La crescita maggiore delle esportazioni si registra verso gli Stati Uniti, per un aumento del 15%, principalmente grazie alle esportazioni di prodotti quali vino, acquaviti e liquori, ma anche cioccolato e dolciumi. In aumento anche le esportazioni verso la Corea del Sud, in virtù delle eccellenti performance del vino, della carne suina, del frumento e del frumento segalato, e le esportazioni verso la Svizzera.

Aumentano i prodotti provenienti dal Brasile

Quanto alle esportazioni agroalimentari verso il Regno Unito nel 2021 hanno per la prima volta superato l’importo del corrispondente periodo dell’anno precedente, aumentando di 166 milioni di euro. Si segnalano al contrario riduzioni significative del valore delle esportazioni verso Arabia Saudita, Hong Kong e Kuwait. Per quanto riguarda le importazioni agroalimentari, l’aumento maggiore è stato registrato per i prodotti provenienti dal Brasile, le cui importazioni sono cresciute di 1,4 miliardi, con un aumento del 16 % rispetto allo stesso periodo del 2020. In crescita anche le importazioni da Indonesia, Argentina, Australia e dall’India.

Vino, acquaviti e liquori i più esportati

Per contro, riporta Italpress, diminuzioni considerevoli sono state rilevate nelle importazioni da diversi paesi, tra le quali la più significativa è la diminuzione di 2,9 miliardi, pari al 27%, delle importazioni provenienti dal Regno Unito, seguita da quelle provenienti da Stati Uniti, Canada, Nuova Zelanda e Moldavia. Per quanto riguarda le categorie di prodotti, il periodo gennaio-settembre 2021 ha registrato un forte aumento dei valori di esportazione di vino, acquaviti e liquori. Altri significativi aumenti del valore delle esportazioni sono stati osservati per gli oli di colza e di girasole, il cioccolato e la pasticceria. Sono viceversa diminuite considerevolmente le esportazioni di alimenti per bambini e di frumento.