Big tech: dal 25 agosto scatta la sorveglianza dell’Unione Europea

Diciannove Big Tech sono finite nel mirino dell’Unione Europea. Si tratta delle 17 piattaforme web e i 2 motori di ricerca che raggiungono almeno 45 milioni di utenti attivi mensili nel territorio della Ue. In particolare, Alibaba AliExpress, Amazon Store, Apple AppStore, Booking.com, Facebook, Google Play, Google Maps, Google Shopping, Instagram, LinkedIn, Pinterest, Snapchat, TikTok, Twitter, Wikipedia, YouTube, Zalando, oltre a Bing e Google Search. Di fatto, dal 25 agosto prossimo le 19 Big Tech saranno messe sotto sorveglianza dall’Unione Europea nell’ambito del Digital Services Act (DSA).
“L’intera logica delle nostre regole è garantire che la tecnologia serva le persone e le società in cui viviamo, non il contrario”, ha commentato Margrethe Vestager, vicepresidente esecutiva della Commissione Ue con delega al digitale.

“Oggi è il D(SA)-Day per la regolamentazione digitale”

“Il Digital Services Act porterà una significativa trasparenza e responsabilità delle piattaforme e dei motori di ricerca e darà ai consumatori un maggiore controllo sulla loro vita online – ha aggiunto Margrethe Vestager -. Le designazioni fatte oggi sono un enorme passo avanti per far sì che ciò accada”. Thierry Breton, commissario europeo per il Mercato interno, ha sottolineato: “Oggi è il D(SA)-Day per la regolamentazione digitale. Inizia il conto alla rovescia affinché 19 grandissime piattaforme online e motori di ricerca rispettino pienamente gli obblighi speciali che il Digital Services Act impone loro”.

Gli obblighi mirano a responsabilizzare e proteggere gli utenti online

A seguito della loro designazione, le 19 società dovranno ora ottemperare, entro quattro mesi, a tutti i nuovi obblighi previsti dal Digital Services Act. Obblighi che mirano a responsabilizzare e proteggere gli utenti online, compresi i minori. Tra gli obblighi previsti, riferisce Italpress, rientra anche il divieto di visualizzare annunci pubblicitari basati su dati sensibili dell’utente, come l’origine etnica, le opinioni politiche o l’orientamento sessuale. Le piattaforme dovranno inoltre informare gli utenti su chi sta promuovendo gli annunci pubblicitari, e dovranno garantire un elevato livello di privacy, sicurezza e incolumità dei minori. Tanto che non sarà più consentita la pubblicità mirata basata sulla profilazione dei bambini.

Adottare misure per affrontare i rischi legati alla diffusione di contenuti illegali

Inoltre, le piattaforme e i motori di ricerca ‘incriminate’ dovranno adottare misure per affrontare i rischi legati alla diffusione di contenuti illegali online e gli effetti negativi sulla libertà di espressione e di informazione. E dovranno mettere in atto misure di mitigazione, ad esempio, per affrontare la diffusione della disinformazione.

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