Posts By Salvatore Cannoli

Viaggi tra vacanza e lavoro: quali sono le nuove tendenze?

Viaggi che passione! Ma anche viaggi di lavoro, o bleisure, che mettono insieme entrambe le componenti. Per scoprire un po’ di più su questo importantissimo mercato, la quarta edizione dell’Osservatorio EY Future Travel Behaviours ha analizzato l’evoluzione dei comportamenti, delle tendenze e delle aspettative dei viaggiatori italiani ed europei per vacanza e lavoro.

Attraverso un approccio innovativo che include anche test psicologici, ha coinvolto oltre 5.000 individui in Italia, Francia, Germania, Spagna e Regno Unito per osservare le motivazioni inconsce dietro le scelte di viaggio.

L’Italia seconda destinazione europea per appeal

I risultati confermano un aumento delle intenzioni di viaggio per l’anno in corso, con l’Italia al secondo posto come meta più ambita per i viaggiatori europei, dopo la Spagna. Il numero di viaggi per lavoro è in netta ripresa, raggiungendo i livelli pre-pandemici con un aumento dell’8%. Nel 2023, sono aumentati i viaggi con tutti i mezzi di trasporto, in particolare in aereo e in treno.

I prezzi aumentano, ma pur di viaggiare si risparmia su altre voci

Nonostante il 65% degli intervistati sia cauto riguardo all’aumento dei costi legati ai viaggi, il 20% è disposto a limitare altre spese pur di continuare a viaggiare. Si nota un crescente interesse nel combinare viaggi di lavoro e vacanza, con oltre il 50% degli intervistati italiani ed europei favorevoli a questa pratica.

L’impatto ambientale ha un ruolo sempre maggiore

L’impatto ambientale assume un ruolo centrale nella scelta dei mezzi di trasporto, tuttavia l’offerta di viaggi eco-sostenibili non sembra ancora soddisfare appieno le esigenze dei viaggiatori. C’è un forte interesse nell’utilizzo di strumenti AI per la pianificazione dei viaggi. Le intenzioni della Generazione Z anticipano i trend futuri dei viaggi.

Il 96% degli italiani pensa di fare almeno un viaggio

Il 96% degli italiani prevede di fare almeno un viaggio nel 2024, con il treno come mezzo di trasporto preferito per i viaggi di lavoro. Gli italiani sono più interessati a viaggiare nel proprio Paese rispetto ad altri europei. La Spagna è la meta estera preferita per le vacanze, mentre i francesi e gli spagnoli sono più propensi a visitare l’Italia.

Al comfort non si rinuncia

Il comfort è un fattore essenziale nelle scelte di viaggio per gli italiani, che sono più tolleranti rispetto alla media sui ritardi e cancellazioni. Cresce l’interesse nel combinare lavoro e vacanza, soprattutto tra i Millennials e la Generazione Z. Le modalità preferite includono Bleisure, Workation, Digital nomadism e Team bonding.

Sostenibilità e ricerche sul web: italiani sempre più attenti alle tematiche ambientali

Gli italiani stanno dimostrando un crescente interesse per la sostenibilità, ma quali sono le ricerche più comuni su questo tema?
L’Osservatorio Karma Metrix ha fornito risposte analizzando le ricerche effettuate su Google nel corso del 2023 in merito alla sostenibilità. La sostenibilità ambientale rimane al centro dell’attenzione, ma l’analisi di evidenzia un maggiore interesse degli italiani verso le questioni sociali e strategiche legate alla sostenibilità. 

Le categorie più ricercate

Prima di entrare nell’analisi delle singole parole chiave, è interessante dare uno sguardo alle macrocategorie più attenzionate dagli italiani. Quella che ha raccolto più ricerche è “inquinamento” che somma quasi 700.000 ricerche al mese. Il rapporto spiega che rientrano in questa macrocategoria “tutti quei termini di ricerca che riguardano le cause o le conseguenze dell’inquinamento. Non solo parole chiave come inquinamento o cambiamento climatico, ma anche termini come CO2, impronta ecologica, deforestazione, impatto ambientale”. Nonostante il primato, la categoria mostra un calo significativo (-23%) rispetto all’anno precedente.

Altra categoria calda è quella che raccoglie temi relativi a “sostenibilità e sviluppo sostenibile”, con quasi 660.000 ricerche al mese. In questa categoria rientrano “tutti quei termini che riguardino la sostenibilità in senso generico o lo sviluppo sostenibile, anche come strumenti accessori come le energie rinnovabili”. Troviamo allora “agenda 2030”, “sviluppo sostenibile”, “economia circolare” (14.800 ricerche), “green economy”, “energia rinnovabile” ma anche “comunità energetiche” (9.900 ricerche/mese) o “Giornata dalla Terra” (12.100 ricerche, la giornata mondiale sulla sostenibilità più cercata su Google). Il volume di ricerche in questa categoria ha subito un incremento del 66,3% rispetto al 2021. Sul podio, anche se sul gradino più basso, la categoria “mobilità”, che conta un totale di 244.700 ricerche al mese trainata da “monopattino elettrico” (90.500 ricerche); “scooter elettrico” (33.100 ricerche) e “auto elettrica” (33.100 ricerche).

Le parole più cliccate su Google

Tra le parole chiave più cercate spicca “Tesla”, con 368.000 ricerche al mese, seguita da “cambiamento climatico” e “inondazioni”, quest’ultima registrando un aumento dell’800% rispetto all’anno precedente. Altri termini popolari includono “Agenda 2030” e “Cop 28”, riflettendo l’attenzione degli italiani verso le decisioni che influenzano il futuro del pianeta. Inoltre, si osserva un aumento delle ricerche legate alle certificazioni ISO, con la “Iso 9001” in testa alla lista, indicando una crescente consapevolezza delle aziende italiane sull’importanza di adottare sistemi di gestione sostenibili.

L’interesse si sposta verso temi più strategici e di attualità

Complessivamente, le ricerche sulla sostenibilità hanno registrato un aumento del 17%, con un’evoluzione verso temi più strategici come la sostenibilità generica e l’Agenda 2030. Tuttavia, ci sono segnali di un cambiamento nell’approccio alle ricerche, con una maggiore specializzazione e una minore enfasi sulle tematiche generali come l’inquinamento e il cambiamento climatico.

La cronaca influisce sulla percezione dei cittadini, come dimostrato dal notevole aumento delle ricerche su “inondazioni” in seguito agli eventi climatici estremi del 2023. Questo indica un’interazione dinamica tra gli eventi attuali e le ricerche online, con una maggiore consapevolezza dell’impatto ambientale degli eventi naturali e delle azioni umane.

Quanto costa la transizione green alle imprese? Circa un terzo della produttività in 5 anni

È una lotta per la sopravvivenza dell’ambente, ma anche delle imprese. La produttività può superare i livelli attuali, ma solo sul lungo periodo. Secondo la Bce nei prossimi 5 anni la transizione energetica può costare circa un terzo di produttività delle imprese più inquinanti. E solo nel lungo periodo la produttività tornerebbe a crescere, superando addirittura quella attuale.

L’allarme arriva poche settimane dopo che la Commissione europea ha annunciato i nuovi target di riduzione delle emissioni al 2040. Che dovranno essere il 90% in meno rispetto ai valori di riferimento del 1990 e arrivare all’azzeramento entro il 2050. 

L’Europa diventerà il primo continente climaticamente neutro?

L’obiettivo, ampiamente dichiarato, è far diventare l’Europa il primo continente climaticamente neutro al mondo, nonostante il nuovo target sia contenuto in una comunicazione di orientamento, e non in un vero e proprio provvedimento normativo.
Ma a destare preoccupazione nel breve-medio termine è l’aumento dei costi di produzione, determinato principalmente dalle nuove imposte sulle emissioni di CO2 e dalle tensioni geopolitiche in atto in Ucraina e Medio Oriente

Gli esperti dell’Eurotower muovono le proprie considerazioni dai dati raccolti nelle sei più grandi economie nell’area della moneta unica, tra cui l’Italia. Per simulare le possibili ricadute economiche della transizione energetica si sono considerati le conseguenze di pandemia e caro-energia.

“I costi della transizione saranno sempre inferiori rispetto a quelli dell’inazione”

Gli autori del report, però, evidenziano come gli effetti negativi siano stati contenuti grazie a “generosi e rapidi interventi a livello nazionale ed europeo” che hanno sostenuto famiglie e imprese per evitare effetti distorsivi sull’economia.
“I costi della transizione verso un’economia a basse emissioni di CO2, però, saranno sempre inferiori rispetto a quelli dell’inazione”, specificano gli economisti dell’Eurotower. Non investire nella transizione aumenterebbe esponenzialmente i rischi delle aziende e dei cittadini connessi ai disastri ambientali.

Secondo le stime, le alluvioni dello scorso anno hanno generato danni per oltre 200.000 dollari a testa per gli emiliani, con una particolare vulnerabilità degli imprenditori che in poche ore hanno visto spazzare via la loro fonte di guadagno.

Imprese italiane e tedesche le più vulnerabili dell’Eurozona

Secondo l’Eurotower le imprese nostrane e quelle della Germania sono “le più vulnerabili” tra quelle dei principali Paesi dell’eurozona, minacciate dalla stretta monetaria, le turbolenze nel commercio globale e le tensioni geopolitiche.
A rischio, ha spiegato la Bce, è il 9% delle imprese italiane, con una esposizione maggiore nel settore industriale, dove le dichiarazioni di fallimento superano i livellipre-pandemia, e su cui pesa anche la crisi demografica.

Da Francoforte però spiegano che l’impatto negativo sulla produttività delle aziende potrebbe essere compensato a lungo termine dall’adozione di nuove tecnologie più ecologiche e digitali.
Sullo sfondo, l’AI, che può diventare una preziosa alleata delle imprese per evitare di fallire, prima, e riprendere a ‘macinare’ poi.

Perchè l’Italia nel 2024 è un Paese divergente?

Crisi ambientali, economiche, sociali, finanziarie e sanitarie hanno lasciato il segno nel tessuto sociale del Paese. L’Italia oggi attraversa un periodo di profonde trasformazioni, segnate da passioni inquiete e un senso di instabilità che oscilla tra dinamismo e retromarce, radicalismo e difensive.
Una situazione che appare come il riflesso della complessità delle dinamiche sociali che caratterizzano l’attuale panorama italiano.

Il rapporto Flair 2024 di Ipsos, dal titolo ‘Un Paese divergente. Una società contrassegnata dalle fratture sociali, oscillante tra spinte solidali e brame egoiste’, restituisce l’immagine di un Paese che si distingue per le sue contrapposizioni.

La società italiana rimane profondamente divisa

Negli ultimi cinque anni abbiamo assistito a una accelerazione dei processi di transizione che stanno modellando i cambiamenti.
Tale accelerazione è stata alimentata da una serie di crisi che si sono incrociate e susseguite. Nonostante alcuni segnali economici positivi, come l’aumento dell’occupazione e la diminuzione del timore di perdere il posto di lavoro, la società italiana rimane profondamente divisa. Il 52% degli italiani ritiene che le distanze sociali siano aumentate negli ultimi anni.

Il dato è particolarmente preoccupante quando si considera l’aumento delle differenze tra giovani e adulti.
Un fenomeno che mette in luce un problema fondamentale della società: la crescente disuguaglianza tra le diverse generazioni.

Cosa riserva il futuro ai GenZ? 

Per il 73% degli italiani il rischio che i giovani vivano in una situazione di maggiore povertà rispetto ai loro genitori è molto alto. 
I giovani, a differenza degli adulti, si sentono più delusi (34% vs media del 29%), più insicuri (35% vs 26%), più angosciati (25% vs 18%), più confusi (20% vs 15%).
Nonostante l’ampio uso delle connessioni social, il 47% dei ragazzi e delle ragazze fra 25 e 34 anni e del 46% dei 18-24enni avverte come più fragili le relazioni con gli altri. Lla media nazionale si ferma al 38%. 

Le dinamiche più incerte di fronte al futuro per i giovani sono la stabilità lavorativa (39% vs 12% adulti), la rete di amici e relazioni (20% vs 10%), il bagaglio di conoscenze ritenuto inadeguato (32% vs 23%).
Gli aspetti della società contemporanea che i giovani reputano maggiormente sbagliati sono mancanza di stabilità nel lavoro (32%), ridotto livello delle prospettive future (43%), individualismo autorefenziale (24%) e differenze di genere (26%). 

Tecnologia e mondo del lavoro

L’AI sta entrando sempre più nella vita quotidiana, ma solo il 5% degli italiani si dichiara molto informato. Circa 1 italiano su 3 ritiene che l’AI stia già oggi rivoluzionando il mondo del lavoro, e fra 5 o 10 anni la maggioranza è concorde che l’impatto sarà importante.

Tuttavia, è ancora presto per comprendere quale sarà il bilanciamento tra vantaggi e svantaggi prospettati. E relativamente alle retribuzioni, emerge il timore che si accentui ancor più la frattura retributiva, incrementando ulteriormente le disuguaglianze nel Paese.

Dove si consuma più vino? Negli Usa, grazie anche alle esportazioni dall’Italia

Nel 2023, gli Stati Uniti mantengono la loro posizione di leader nella classifica mondiale dei consumi di vino, raggiungendo gli oltre 30 milioni di ettolitri. Rispetto agli anni scori, però, si è registrata  una leggera diminuzione. Allo stesso modo, il Paese si conferma come il principale importatore mondiale di vino, con un valore di acquisti dall’estero che supera i 6 miliardi di euro. Anche in questo caso si registra una flessione dell’11% rispetto all’anno precedente.

La performance del vino italiano in Nord America

Questi dati emergono dal report del Nomisma Wine Monitor, un osservatorio dedicato al mercato del vino che analizza le performance del vino italiano in Nord America, concentrandosi sugli Stati Uniti e sul Canada. La Francia rimane il principale partner commerciale degli Stati Uniti, con oltre il 37% della quota di mercato, seguita dall’Italia, la cui esportazione nel 2023 è scesa a meno di 2 miliardi di euro, registrando un calo dell’11,4% rispetto al 2022. Tuttavia, l’Italia mantiene comunque una quota di mercato superiore al 30%.

Nonostante una diminuzione del valore delle esportazioni, Francia e Italia consolidano le prime due posizioni in termini di quote di mercato. Nel 2023, sia negli USA sia in Canada, si osserva una tendenza opposta all’anno precedente, ovvero una diminuzione delle importazioni di vino causata da diversi fattori, tra cui un eccesso di acquisti nel 2022 che ha generato un surplus, la stretta monetaria della FED che ha limitato la spesa dei consumatori e una maggiore attenzione verso opzioni considerate salutari.

Francia e Italia si spartiscono il mercato

Considerando il vino imbottigliato, escluso lo spumante, le importazioni negli USA diminuiscono sia in valore che in volume nel 2023, dopo un 2022 particolarmente positivo. Francia e Italia si spartiscono quasi equamente i due terzi della quota di mercato, seguite da Nuova Zelanda, Spagna e Australia. In Canada, le importazioni di vino imbottigliato seguono la tendenza generale, con una diminuzione più accentuata in termini di valore (-15,2%). La Francia conquista la prima posizione tra i partner commerciali, superando gli Stati Uniti.

Le bollicine Made in Italy piacciono sempre

Per la categoria Sparkling, si registrano notevoli contrazioni sia in volume che in valore. In questo contesto, l’Italia mostra una performance meno negativa tra i primi 5 partner degli Stati Uniti, consolidando il secondo posto in termini di quote di mercato (36,4%). In Canada, il segmento sparkling non conferma gli incrementi del 2022, con riduzioni nelle importazioni sia in valore che in volume. Nel 2023, le importazioni di Grandi Formati negli Stati Uniti mantengono il valore (+2,4%), mentre in Canada si osserva un aumento del 8,2% nell’importazione a volume di vino in contenitori tra 2 e 10 litri.

Per quanto riguarda il vino sfuso, negli USA si registra un forte calo sia in valore che in volume, ma l’Italia raggiunge una quota di mercato del 6%. In Canada, le importazioni di questo tipo di vino diminuiscono a valore ma rimangono stabili in volume, con l’Italia che perde terreno, scendendo al quarto posto tra i partner commerciali.

Sua maestà il Prosecco 

Infine, nel 2023, le esportazioni di vini DOP italiani negli USA registrano una contrazione del 4,8% in valore e oltre il 10% in volume. Nonostante la flessione, il Prosecco rimane il primo vino italiano esportato. Sono evidenti trend positivi per i vini bianchi del Trentino Alto-Adige, del Friuli Venezia Giulia e della Sicilia, mentre i vini frizzanti, tra cui il Lambrusco, registrano le performance più negative. In Canada, le esportazioni di vini DOP subiscono una contrazione sia in valore che in volume, principalmente a causa del crollo dei rossi Veneti, mentre i rossi DOP toscani mantengono la leadership tra i vini a denominazione più venduti nel Paese, seguiti dal Prosecco.

Italiani on line: quanto tempo passano collegati, come e perchè?

Come si comportano gli italiani online? Quanto tempo vi trascorrono, a fare cosa e con quali motivazioni? A queste domande risponde il report Digital 2024, pubblicato a febbraio da We Are Social in collaborazione con Meltwater. Nel rapporto si legge che i nostri connazionali  trascorrono più tempo sui social rispetto all’anno precedente (quasi un minuto in più al giorno), anche se la fruizione giornaliera complessiva rimane al di sotto delle 6 ore. Aumenta di un minuto anche il tempo dedicato quotidianamente all’ascolto di musica in streaming. Contemporaneamente, si registra una leggera contrazione del numero di persone connesse a Internet, che diminuisce dello 0,3% anno dopo anno.

Perchè si va sul web? Soprattutto per cercare informazioni

Le motivazioni per accedere al mondo online non subiscono cambiamenti significativi. Le principali sono sempre la ricerca di informazioni, sia in senso generale (73%) sia per rimanere aggiornati sui temi di attualità (67,5%) sia per tutorial (62,8%). I servizi digitali più utilizzati sono le app di chat e messaggistica (96,7%), seguiti dai social network (94,6%). In Italia, in terza posizione si piazzano i servizi di shopping, aste e annunci (90,4%), mentre a livello mondiale questa posizione è occupata dai motori di ricerca.

La fruizione di contenuti video continua ad essere elevata, con il 91% delle persone che dichiara di guardarli, con una crescita dello 0,4% anno su anno. I i principali driver di questa crescita sono contenuti come comedy, meme e video virali (+3,7%), i video musicali (+0,4%), gli highlights e contenuti sportivi (+2,4%), le recensioni dei prodotti (+1,7%) e i video educativi (+0,6%).

Aumenta il tempo speso sui social

In Italia sono attive sui social quasi 43 milioni di persone, con una penetrazione che si avvicina al 73% equamente distribuita fra uomini e donne. Il report evidenzia che il numero è in calo rispetto all’anno precedente (-2,5%), ma d’altro canto aumenta il tempo trascorso quotidianamente sui social. Secondo l’analisi di quest’anno, TikTok è l’app di social media su cui le persone trascorrono più tempo, passando in media 32 ore e 12 minuti al mese sulla piattaforma. Un dato significativamente superiore rispetto alle altre app, con YouTube al secondo posto (18 ore e 15 minuti) e Facebook al terzo (16 ore e 37 minuti).

Sui social per intrattenimento e relazioni

Le principali motivazioni per partecipare alle conversazioni sui social sono legate all’informazione, al tempo libero e al mantenimento dei contatti con i propri cari (tutte al di sopra del 40%). È interessante notare come l’intrattenimento sia l’unica motivazione in crescita rispetto all’anno precedente (+1,4 punti percentuali). A seguire, la ricerca di ispirazione per attività o acquisti (entrambe intorno al 30%) è più diffusa rispetto al desiderio di condividere la propria vita quotidiana (18,8%) o discutere delle proprie opinioni con gli altri (17,2%).

Meta domina la classifica delle piattaforme social più utilizzate: WhatsApp è leader con il 90,3% di persone tra i 16 e i 64 anni che dichiarano di utilizzare l’app, con un incremento dell’1,3% rispetto all’anno precedente. Seguono Facebook e Instagram, con il 77,5% e il 73,5% rispettivamente; Messenger è utilizzata dal 50,2%, mentre Telegram è la piattaforma più diffusa fuori dall’ecosistema Meta (47,7%). TikTok arriva subito dopo: è utilizzata dal 40,8% degli italiani e registra un aumento dell’2,8% rispetto all’anno scorso.

WhatsApp è la piattaforma preferita

WhatsApp, oltre ad essere la più utilizzata, è anche la piattaforma social preferita dagli italiani (40,7%). La classifica dei social più amati subisce leggere modifiche rispetto all’anno precedente, con Instagram che supera Facebook al secondo posto (23,5%). TikTok e Telegram invertono le posizioni, con la piattaforma di video brevi al quarto posto (6,8%).

Bullismo e cyberbullismo: il 65% dei giovani ha subito violenza

Il 65% dei giovani tra 14 e 26 anni dichiara di essere stato vittima di violenza. Tra questi il 63% ha subito atti di bullismo e il 19% di cyberbullismo.
La percentuale di chi ha subito una violenza, fisica o psicologica, sale al 70% se si considerano le ragazze e all’83% tra chi si definisce non binario, mentre scende al 56% tra i maschi.

Tra le violenze fisiche di cui è stato testimone il 46,5% dei ragazzi, le più frequenti sono aggressioni (68%) e scherzi pesanti (63%).
È quanto emerge dall’indagine dell’Osservatorio indifesa, realizzato da Terre des Hommes, OneDay e la community di ScuolaZoo. 

Le ragazze segnalano catcalling e molestie sessuali 

Anche le tipologie di violenza subite sono diverse tra i generi, a eccezione delle violenze psicologiche e verbali, che colpiscono in egual misura maschi e femmine (71% in generale e femmine, 69% maschi).
Si configura come un fenomeno più maschile, invece, il bullismo (maschi 68%, femmine 60%), mentre il cyberbullismo sembra colpire più le ragazze (21% vs 16%).

Non stupisce invece che tra gli atti di violenza più segnalati dalle ragazze ci sia il catcalling, ovvero commenti di carattere sessuale non graditi ricevuti da estranei in luoghi pubblici, al 61% (maschi 6%, in generale 40%) e le molestie sessuali al 30% (7% maschi, 23% in generale).
Tutte le tipologie segnano percentuali più alte tra chi si definisce non binario: violenze psicologiche o verbali e bullismo (80%), catcalling (66%), molestie sessuali (36%), cyberbullismo (27%).

Si prende di mira soprattutto l’aspetto fisico (body shaming)

Bullismo, cyberbullismo, violenze psicologiche e verbali prendono di mira soprattutto l’aspetto fisico (body shaming, 79%), poi orientamento sessuale (15%), condizione economica (11%), origine etnica/geografica (10,5%), identità di genere (9%), disabilità (5%) e religione (4%).
La prima conseguenza di queste violenze è la perdita di autostima, sicurezza e fiducia negli altri (75%).

In un contesto in cui la salute mentale dei ragazzi è sempre più a rischio, appare preoccupante che il 47% soffra di ansia sociale e attacchi di panico come prodotto di queste violenze tra pari, e che il 45% segnali isolamento e allontanamento dai coetanei.
Gli altri effetti negativi riguardano difficoltà di concentrazione e basso rendimento scolastico (28%), depressione (28%), paura e rifiuto della scuola (24%), disturbi alimentari (24%), autolesionismo (20%).

Scuola, web, strada, famiglia i luoghi pericolosi

Dopo la scuola (66%), è il web il luogo dove è più probabile essere vittime di violenza (39%), riporta Ansa. Per le ragazze Internet scende al terzo posto (36%), superato dalla strada (41%), mentre è al quarto posto (36%) tra chi si definisce non binario, superato dalla strada e dalla famiglia (entrambe 44%).

Il rischio maggiore in cui si può incorrere online è il cyberbullismo (56%), seguito da revenge porn (45%), furto d’identità, perdita della privacy (35%), adescamento da parte di estranei (35%), molestie (30%), alienazione dalla vita reale (25%), stalking (23%), solitudine (9%), emarginazione (6%). Meno dell’1% ritiene che sul web non si corrano rischi.

Cybersecurity: il lato oscuro di AI e CharGPT è sul dark web

Gli attori delle minacce cyber stanno esplorando schemi che vanno dalla creazione di alternative malevole dei chatbot al jailbreak della versione originale, e molto altro. Lo ha scoperto il Kaspersky Digital Footprint Intelligence: nel 2023 sono stati quasi 3000 i post pubblicati sul dark web in cui si discute dell’uso di ChatGPT e di altri LLM per attività illegali, o si fa riferimento a strumenti basati su tecnologie di Intelligenza artificiale. E sebbene le conversazioni abbiano raggiunto l’apice nel mese di marzo, le discussioni continuano anche nel 2024.

Tanto che anche gli account ChatGPT rubati, e i servizi che offrono la loro creazione automatizzata in massa, stanno riempiendo i canali del dark web con altri 3000 post.

Sui dark post si discute lo sviluppo di malware 

“Gli attori delle minacce stanno esplorando attivamente vari schemi per implementare ChatGPT e AI. Gli argomenti trattati includono spesso lo sviluppo di malware e altri tipi di uso illecito dei modelli linguistici, come l’elaborazione di dati utente rubati, il parsing di file da dispositivi infetti e altro – ha spiegato Alisa Kulishenko, Digital Footprint Analyst di Kaspersky -. La popolarità degli strumenti di AI ha favorito l’integrazione delle risposte automatiche di ChatGPT o dei suoi equivalenti in alcuni forum di criminali informatici. Inoltre, gli attori delle minacce tendono a condividere jailbreak attraverso vari canali del dark web, speciali set di prompt che possono sbloccare funzionalità aggiuntive, e a escogitare modi per sfruttare strumenti legittimi, come quelli per il pentesting, basati su modelli per scopi malevoli”. 

Le alternative illecite a ChatGPT: XXXGPT e FraudGPT

Oltre ai chatbot e all’Intelligenza artificiale, si sta prestando molta attenzione a progetti come XXXGPT, FraudGPT e altri ancora.
Questi modelli linguistici sono commercializzati sul dark web come alternative a ChatGPT, vantando funzionalità aggiuntive e l’assenza delle limitazioni originali.

Un’altra minaccia per utenti e aziende è il mercato degli account per la versione a pagamento di ChatGPT. Nel 2023 sono stati identificati nel dark web e nei canali shadow di Telegram altri 3000 post (oltre a quelli già citati) che pubblicizzavano account ChatGPT in vendita.
Questi post distribuiscono account rubati o promuovono servizi di registrazione automatica che creano in massa account su richiesta. In particolare, alcuni post sono stati pubblicati ripetutamente su più canali del dark web.

Obiettivo, abbassare la barriera d’ingresso al cybercrime

“Sebbene gli strumenti di AI di per sé non siano intrinsecamente pericolosi, i criminali informatici stanno cercando di trovare modi efficienti per utilizzare i modelli linguistici, alimentando così una tendenza ad abbassare la barriera d’ingresso al cyber crime e, in alcuni casi, ad aumentare potenzialmente il numero di attacchi IT – ha aggiunto Alisa Kulishenko -. Tuttavia, è improbabile che l’AI generativa e i chatbot rivoluzionino il panorama degli attacchi, almeno nel 2024. La natura automatizzata dei cyberattacchi spesso implica difese automatizzate. Tuttavia, restare informati sulle attività degli aggressori è fondamentale per essere in vantaggio sugli avversari in termini di sicurezza informatica aziendale”.  

Turismo: operatori in difficoltà per crisi climatica e inflazione, ma pronti a investire

La congiuntura economica non favorevole del contesto generale, acuita dai conflitti internazionali, ha reso complicata l’operatività per il 62% degli operatori turistici, che hanno risentito soprattutto dell’aumento dei costi energetici (37%) e della crescita generalizzata dei prezzi (15%).

Secondo i dati dell’Osservatorio Turismo Nomisma, realizzato per conto di UniCredit, per 4 strutture su 10 la complessità operativa è dipesa anche dall’aumento dei tassi di interesse e dalla contrazione della domanda interna. Inoltre, il 14% delle strutture ha riscontrato difficoltà a trovare personale da assumere (+6% rispetto al 2022).
Ma gli investimenti e le strategie messi in campo dalle strutture ricettive nel biennio 2023-24 vanno nella direzione di aumentare la propria attrattività e rispondere alle nuove richieste del mercato.

Come continuare a garantire all’Italia un ruolo da protagonista?

Secondo Mattia Barchetti Head of Market Intelligence di Nomisma, “Continuare a investire per migliorare la propria attrattività rappresenta quindi un fattore discriminante per garantire all’Italia un ruolo da protagonista tra le mete di viaggio”.
In questo contesto, la sostenibilità ambientale è un driver strategico fondamentale per quasi 8 operatori turistici su 10. Questa nuova consapevolezza ha spinto le strutture ad adottare politiche e soluzioni sostenibili, riducendo l’impatto ambientale e incontrando la crescente domanda di turismo sostenibile.

Molti operatori hanno già intrapreso iniziative in questa direzione: il 72% ha fatto investimenti per la raccolta differenziata, la depurazione dell’acqua, la riduzione dei rifiuti e delle sostanze inquinanti, il 70% si è attivato per ridurre gli sprechi alimentari, il 66% ha adottato azioni di risparmio idrico ed energetico (51%).

Le attività messe in campo a favore della sostenibilità

Molte strutture ricettive dichiarano poi di avere in programma l’attivazione di una serie di attività a favore della sostenibilità ambientale, e 1 operatore su 4 manifesta l’intenzione a selezionare fornitori attenti ai temi sostenibili.
Gli operatori turistici stanno acquisendo una consapevolezza sempre più marcata riguardo all’interconnessione tra sostenibilità ambientale, crisi climatica e impatto diretto che queste dinamiche hanno sulla gestione delle strutture.

Il 66% degli operatori ha dovuto confrontarsi con gli effetti diretti e indiretti sulle attività aziendali, e in risposta all’urgente scenario climatico in evoluzione, hanno ritenuto indispensabile adottare misure proattive per affrontare gli imprevisti atmosferici. In particolare, circa 1 operatore turistico su 2 ha deciso di sottoscrivere una copertura assicurativa per eventi atmosferici.

…e quelle per acquisire maggiore attrattività

Tra le strategie adottate invece a favore di una maggiore attrattività 1 operatore su 4, ha scelto di puntare al rinnovo e all’ammodernamento della struttura mentre il 23% manifesta interesse a investire in impianti per la produzione di energia rinnovabile.

Seguono, le intenzioni di investimento nell’acquisto di nuove attrezzature (10%) e in attività e strumenti di marketing digitale (8%). Solamente il 18% non prevede di fare investimenti nel prossimo futuro.
In merito all’offerta, il 41% prevede un aumento dei prezzi di listino sia per i maggiori costi di gestione sia per la revisione o l’ampliamento dei servizi offerti ai clienti.

Smart device, quali sono le nuove tendenze?

Dispositivi connessi e loro utilizzatori, qual è oggi il loro rapporto? A questa domanda risponde il recente report del Capgemini Research Institute, intitolato “Connected products: Enhancing consumers’ lives with technology”. Il report, in particolare, sottolinea il ruolo sempre più centrale dei dispositivi connessi nella vita quotidiana dei consumatori.

L’indagine rivela che oltre un terzo degli intervistati ha l’intenzione di ampliare il proprio parco di dispositivi connessi nei prossimi dodici mesi, focalizzandosi soprattutto su dispositivi per il monitoraggio della salute e della sicurezza domestica. Tuttavia, emerge anche una crescente consapevolezza riguardo alla sostenibilità e alla protezione dei dati, sfide alle quali i venditori dovranno rispondere adeguatamente.

Un autentico bisogno

Il 67% dei consumatori ritiene che i prodotti connessi siano essenziali, mentre il 41% li valuta utili per risparmiare tempo e semplificare le attività quotidiane. Ciò riflette un profondo interesse nei confronti di tecnologie che migliorino la vita quotidiana. Per quanto riguarda preferenze trend, quattro consumatori su cinque possiedono dispositivi di intrattenimento connessi, quali Smart TV e console di gioco. Inoltre, il 60% dei consumatori possiede veicoli connessi, con notevoli variazioni nelle percentuali di possesso tra paesi. E per il futuro? I prodotti legati alla sicurezza domestica e all’assistenza sanitaria smart emergono come categorie top per gli acquisti futuri, indicando un crescente interesse per la sicurezza personale, il benessere e l’integrazione della tecnologia nella vita quotidiana.

Con un 85% di utilizzo a livello globale, gli assistenti vocali stanno diventando sempre più comuni per la navigazione web e la ricerca di prodotti e servizi. Infine, novità sul fronte wearable: ill 71% degli intervistati vuole ridurre il tempo davanti allo schermo e si mostra disposto a provare dispositivi indossabili. I dispositivi per la salute sono particolarmente ambiti, con il 29% dei consumatori che prevede di acquistarli nei prossimi 12 mesi.

Preoccupazioni sulla privacy

Lo studio sottolinea la necessità di migliorare l’interoperabilità e la facilità d’uso dei dispositivi. Il 65% dei consumatori desidera un’unica interfaccia per tutti i prodotti connessi. Cresce anche la preoccupazione per lo smaltimento dei prodotti elettronici e l’impronta di carbonio, con il 68% degli intervistati che richiede maggiore sostenibilità. Però, in questo contesto, solo il 36% dei consumatori si dichiara soddisfatto della privacy offerta dai dispositivi connessi. Il 56% teme che le aziende possano accedere ai dati sanitari attraverso i dispositivi indossabili.

Le raccomandazione degli esperti

Chiara Diana, Chief Design Officer di frog, parte di Capgemini Invent, evidenzia il potenziale dei dispositivi connessi e sottolinea l’importanza di affrontare le sfide legate alla sicurezza e alla gestione dei dati. Sottolinea che solo affrontando tali sfide sarà possibile ottenere la fiducia dei consumatori in un mercato che sta raggiungendo un punto di inflazione. Con la crescente consapevolezza ambientale, sottolinea anche l’importanza di integrare la sostenibilità nella progettazione di prodotti tecnologici.