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Italiani on line: quanto tempo passano collegati, come e perchè?

Come si comportano gli italiani online? Quanto tempo vi trascorrono, a fare cosa e con quali motivazioni? A queste domande risponde il report Digital 2024, pubblicato a febbraio da We Are Social in collaborazione con Meltwater. Nel rapporto si legge che i nostri connazionali  trascorrono più tempo sui social rispetto all’anno precedente (quasi un minuto in più al giorno), anche se la fruizione giornaliera complessiva rimane al di sotto delle 6 ore. Aumenta di un minuto anche il tempo dedicato quotidianamente all’ascolto di musica in streaming. Contemporaneamente, si registra una leggera contrazione del numero di persone connesse a Internet, che diminuisce dello 0,3% anno dopo anno.

Perchè si va sul web? Soprattutto per cercare informazioni

Le motivazioni per accedere al mondo online non subiscono cambiamenti significativi. Le principali sono sempre la ricerca di informazioni, sia in senso generale (73%) sia per rimanere aggiornati sui temi di attualità (67,5%) sia per tutorial (62,8%). I servizi digitali più utilizzati sono le app di chat e messaggistica (96,7%), seguiti dai social network (94,6%). In Italia, in terza posizione si piazzano i servizi di shopping, aste e annunci (90,4%), mentre a livello mondiale questa posizione è occupata dai motori di ricerca.

La fruizione di contenuti video continua ad essere elevata, con il 91% delle persone che dichiara di guardarli, con una crescita dello 0,4% anno su anno. I i principali driver di questa crescita sono contenuti come comedy, meme e video virali (+3,7%), i video musicali (+0,4%), gli highlights e contenuti sportivi (+2,4%), le recensioni dei prodotti (+1,7%) e i video educativi (+0,6%).

Aumenta il tempo speso sui social

In Italia sono attive sui social quasi 43 milioni di persone, con una penetrazione che si avvicina al 73% equamente distribuita fra uomini e donne. Il report evidenzia che il numero è in calo rispetto all’anno precedente (-2,5%), ma d’altro canto aumenta il tempo trascorso quotidianamente sui social. Secondo l’analisi di quest’anno, TikTok è l’app di social media su cui le persone trascorrono più tempo, passando in media 32 ore e 12 minuti al mese sulla piattaforma. Un dato significativamente superiore rispetto alle altre app, con YouTube al secondo posto (18 ore e 15 minuti) e Facebook al terzo (16 ore e 37 minuti).

Sui social per intrattenimento e relazioni

Le principali motivazioni per partecipare alle conversazioni sui social sono legate all’informazione, al tempo libero e al mantenimento dei contatti con i propri cari (tutte al di sopra del 40%). È interessante notare come l’intrattenimento sia l’unica motivazione in crescita rispetto all’anno precedente (+1,4 punti percentuali). A seguire, la ricerca di ispirazione per attività o acquisti (entrambe intorno al 30%) è più diffusa rispetto al desiderio di condividere la propria vita quotidiana (18,8%) o discutere delle proprie opinioni con gli altri (17,2%).

Meta domina la classifica delle piattaforme social più utilizzate: WhatsApp è leader con il 90,3% di persone tra i 16 e i 64 anni che dichiarano di utilizzare l’app, con un incremento dell’1,3% rispetto all’anno precedente. Seguono Facebook e Instagram, con il 77,5% e il 73,5% rispettivamente; Messenger è utilizzata dal 50,2%, mentre Telegram è la piattaforma più diffusa fuori dall’ecosistema Meta (47,7%). TikTok arriva subito dopo: è utilizzata dal 40,8% degli italiani e registra un aumento dell’2,8% rispetto all’anno scorso.

WhatsApp è la piattaforma preferita

WhatsApp, oltre ad essere la più utilizzata, è anche la piattaforma social preferita dagli italiani (40,7%). La classifica dei social più amati subisce leggere modifiche rispetto all’anno precedente, con Instagram che supera Facebook al secondo posto (23,5%). TikTok e Telegram invertono le posizioni, con la piattaforma di video brevi al quarto posto (6,8%).

Cybersecurity: il lato oscuro di AI e CharGPT è sul dark web

Gli attori delle minacce cyber stanno esplorando schemi che vanno dalla creazione di alternative malevole dei chatbot al jailbreak della versione originale, e molto altro. Lo ha scoperto il Kaspersky Digital Footprint Intelligence: nel 2023 sono stati quasi 3000 i post pubblicati sul dark web in cui si discute dell’uso di ChatGPT e di altri LLM per attività illegali, o si fa riferimento a strumenti basati su tecnologie di Intelligenza artificiale. E sebbene le conversazioni abbiano raggiunto l’apice nel mese di marzo, le discussioni continuano anche nel 2024.

Tanto che anche gli account ChatGPT rubati, e i servizi che offrono la loro creazione automatizzata in massa, stanno riempiendo i canali del dark web con altri 3000 post.

Sui dark post si discute lo sviluppo di malware 

“Gli attori delle minacce stanno esplorando attivamente vari schemi per implementare ChatGPT e AI. Gli argomenti trattati includono spesso lo sviluppo di malware e altri tipi di uso illecito dei modelli linguistici, come l’elaborazione di dati utente rubati, il parsing di file da dispositivi infetti e altro – ha spiegato Alisa Kulishenko, Digital Footprint Analyst di Kaspersky -. La popolarità degli strumenti di AI ha favorito l’integrazione delle risposte automatiche di ChatGPT o dei suoi equivalenti in alcuni forum di criminali informatici. Inoltre, gli attori delle minacce tendono a condividere jailbreak attraverso vari canali del dark web, speciali set di prompt che possono sbloccare funzionalità aggiuntive, e a escogitare modi per sfruttare strumenti legittimi, come quelli per il pentesting, basati su modelli per scopi malevoli”. 

Le alternative illecite a ChatGPT: XXXGPT e FraudGPT

Oltre ai chatbot e all’Intelligenza artificiale, si sta prestando molta attenzione a progetti come XXXGPT, FraudGPT e altri ancora.
Questi modelli linguistici sono commercializzati sul dark web come alternative a ChatGPT, vantando funzionalità aggiuntive e l’assenza delle limitazioni originali.

Un’altra minaccia per utenti e aziende è il mercato degli account per la versione a pagamento di ChatGPT. Nel 2023 sono stati identificati nel dark web e nei canali shadow di Telegram altri 3000 post (oltre a quelli già citati) che pubblicizzavano account ChatGPT in vendita.
Questi post distribuiscono account rubati o promuovono servizi di registrazione automatica che creano in massa account su richiesta. In particolare, alcuni post sono stati pubblicati ripetutamente su più canali del dark web.

Obiettivo, abbassare la barriera d’ingresso al cybercrime

“Sebbene gli strumenti di AI di per sé non siano intrinsecamente pericolosi, i criminali informatici stanno cercando di trovare modi efficienti per utilizzare i modelli linguistici, alimentando così una tendenza ad abbassare la barriera d’ingresso al cyber crime e, in alcuni casi, ad aumentare potenzialmente il numero di attacchi IT – ha aggiunto Alisa Kulishenko -. Tuttavia, è improbabile che l’AI generativa e i chatbot rivoluzionino il panorama degli attacchi, almeno nel 2024. La natura automatizzata dei cyberattacchi spesso implica difese automatizzate. Tuttavia, restare informati sulle attività degli aggressori è fondamentale per essere in vantaggio sugli avversari in termini di sicurezza informatica aziendale”.  

Smart device, quali sono le nuove tendenze?

Dispositivi connessi e loro utilizzatori, qual è oggi il loro rapporto? A questa domanda risponde il recente report del Capgemini Research Institute, intitolato “Connected products: Enhancing consumers’ lives with technology”. Il report, in particolare, sottolinea il ruolo sempre più centrale dei dispositivi connessi nella vita quotidiana dei consumatori.

L’indagine rivela che oltre un terzo degli intervistati ha l’intenzione di ampliare il proprio parco di dispositivi connessi nei prossimi dodici mesi, focalizzandosi soprattutto su dispositivi per il monitoraggio della salute e della sicurezza domestica. Tuttavia, emerge anche una crescente consapevolezza riguardo alla sostenibilità e alla protezione dei dati, sfide alle quali i venditori dovranno rispondere adeguatamente.

Un autentico bisogno

Il 67% dei consumatori ritiene che i prodotti connessi siano essenziali, mentre il 41% li valuta utili per risparmiare tempo e semplificare le attività quotidiane. Ciò riflette un profondo interesse nei confronti di tecnologie che migliorino la vita quotidiana. Per quanto riguarda preferenze trend, quattro consumatori su cinque possiedono dispositivi di intrattenimento connessi, quali Smart TV e console di gioco. Inoltre, il 60% dei consumatori possiede veicoli connessi, con notevoli variazioni nelle percentuali di possesso tra paesi. E per il futuro? I prodotti legati alla sicurezza domestica e all’assistenza sanitaria smart emergono come categorie top per gli acquisti futuri, indicando un crescente interesse per la sicurezza personale, il benessere e l’integrazione della tecnologia nella vita quotidiana.

Con un 85% di utilizzo a livello globale, gli assistenti vocali stanno diventando sempre più comuni per la navigazione web e la ricerca di prodotti e servizi. Infine, novità sul fronte wearable: ill 71% degli intervistati vuole ridurre il tempo davanti allo schermo e si mostra disposto a provare dispositivi indossabili. I dispositivi per la salute sono particolarmente ambiti, con il 29% dei consumatori che prevede di acquistarli nei prossimi 12 mesi.

Preoccupazioni sulla privacy

Lo studio sottolinea la necessità di migliorare l’interoperabilità e la facilità d’uso dei dispositivi. Il 65% dei consumatori desidera un’unica interfaccia per tutti i prodotti connessi. Cresce anche la preoccupazione per lo smaltimento dei prodotti elettronici e l’impronta di carbonio, con il 68% degli intervistati che richiede maggiore sostenibilità. Però, in questo contesto, solo il 36% dei consumatori si dichiara soddisfatto della privacy offerta dai dispositivi connessi. Il 56% teme che le aziende possano accedere ai dati sanitari attraverso i dispositivi indossabili.

Le raccomandazione degli esperti

Chiara Diana, Chief Design Officer di frog, parte di Capgemini Invent, evidenzia il potenziale dei dispositivi connessi e sottolinea l’importanza di affrontare le sfide legate alla sicurezza e alla gestione dei dati. Sottolinea che solo affrontando tali sfide sarà possibile ottenere la fiducia dei consumatori in un mercato che sta raggiungendo un punto di inflazione. Con la crescente consapevolezza ambientale, sottolinea anche l’importanza di integrare la sostenibilità nella progettazione di prodotti tecnologici.

Allarme cybersecurity: nel 2023 in Italia +169% attacchi

Il quadro generale, nazionale e internazionale, della cybersicurezza è sempre più preoccupante. Secondo ai dati del rapporto Clusit, l’Associazione italiana per la sicurezza informatica, nell’anno solare 2022 gli utenti italiani hanno denunciato 188 attacchi hacker, il 169% in più rispetto al 2021.

Nell’83% degli hackeraggi riusciti le conseguenze per i sistemi informatici tricolori sono state drammatiche. Per questo, il governo italiano è al lavoro per potenziare la crescita digitale e la cybersecurity, con 623 milioni di euro attinti ai fondi del PNRR che saranno destinati al rafforzamento della sicurezza informatica.
Gli ultimi dati Clusit impongono la necessità di puntare su informazione e formazione all’uso del digitale. La popolazione va resa consapevole su quali siano gli attacchi hacker più frequenti, e come agire, se possibile, per evitarli. 

Nel 2023 tutte le offensive hanno colpito i portali istituzionali

Stando al Clusit dal 2018 al 2022 i casi di attacchi hacker sono aumentati notevolmente. Una tendenza che sembra confermarsi anche nell’anno in corso. Nel primo semestre 2023 si sono verificati alcuni episodi che hanno avuto una certa risonanza a livello mediatico. Tutte le offensive hanno interessato portali istituzionali.

A marzo i siti ufficiali della Camera, dei ministeri Difesa, Esteri e Trasporti e dell’esecutivo sono stati bersaglio di un attacco del tipo DDoS.
Gli hacker hanno ‘inondato’ di richieste di collegamento fasulle gli indirizzi IP dei server in questione. L’obiettivo era sovraccaricare le pagine fino a mandarle fuori uso. Un attacco analogo, a maggio, ha colpito anche il Ministero del Made in Italy. 

Manifatturiero maglia d’argento per numero di hakeraggi 

Ad agosto, invece, il Ministero della Giustizia è stato oggetto di un pericoloso attacco di tipo ransomware.
Attraverso un software malevolo, i pirati informatici hanno bloccato l’accesso al sito richiedendo un riscatto al governo, affinché ottenesse nuovamente l’accesso ai dati.

Anche nel 2022, però, il settore prediletto dai malintenzionati della rete è stato quello governativo, con il 20% degli hackeraggi totali che ha interessato i siti dei ministeri o i sistemi in capo all’esecutivo.
Ma la medaglia d’argento al secondo settore più preso di mira dagli hacker va al manifatturiero, dove si concentra il 19% degli hackeraggi che hanno interessato il nostro Paese.
Seguono le organizzazioni (16%), l’edilizia (11%), e in misura minore, l’ICT e i settori energetico e finanziario.

I consigli per proteggersi

Per non cadere nella rete dei malintenzionati è bene seguire alcune accortezze, a cominciare dall’uso di servizi VPN, che difendono la nostra rete domestica da connessioni indesiderate.

Ovviamente è importante anche scegliere con cura le password, modificandole saltuariamente, per impedire l’accesso ai dati. Ed è sempre bene installare gli antivirus sui sistemi operativi e mantenerli sempre aggiornati.
Inoltre, è bene effettuare frequenti backup dei dati, soprattutto quelli più sensibili, in modo da non essere ricattabili nel caso di furto di informazioni.

Arriva lo smartphone più atteso del 2023, e i truffatori ne approfittano

Sono numerose le truffe che sfruttano la passione per le innovazioni tech, in particolare per il nuovo iPhone 15 di Apple, di cui il lancio è imminente. Gli esperti di Kaspersky prevedono infatti diversi schermi fraudolenti, con rischi distinti per gli utenti, tra cui possibili perdite di dati e finanziarie. E una delle tecniche più utilizzate fa leva proprio sul desiderio di essere tra i primi a possedere l’ultimo modello Apple, offrendo la possibilità di acquistarlo prima del lancio ufficiale.
“Nell’era digitale, i truffatori si evolvono costantemente e sfruttano il nostro entusiasmo per le novità tech – ha dichiarato Tatyana Kulikova, Security Expert di Kaspersky -. È fondamentale essere attenti, verificare le offerte e proteggere le proprie informazioni personali. Se qualcosa sembra troppo bello per essere vero, probabilmente è così”.

Un acquisto esclusivo per assicurarsi l’iPhone in anteprima

Generalmente, i truffatori dichiarano di poter fornire gli iPhone in anteprima e offrono agli utenti l’opportunità di acquistarli, spesso a un prezzo maggiorato. Ma per assicurarsi l’acquisto ‘esclusivo’, le vittime devono effettuare un pagamento anticipato. Oppure, fornire i propri dati finanziari, oltre a quelli di identificazione personale. Dopo aver effettuato il pagamento, ovviamente i truffatori scompaiono, lasciando le vittime senza l’iPhone promesso e senza i loro soldi. Ma oltre ai rischi finanziari questa truffa solleva importanti preoccupazioni relative alla privacy, dal momento che i dati rubati possono essere venduti sul dark market.

Dopo il pagamento gli utenti non ricevono nulla

Un’altra truffa, invece, offre la possibilità di vincere il nuovo iPhone 15 a fronte del versamento anticipato di una somma minima. Gli utenti sono infatti piuttosto attratti dal desiderio di ottenere gratuitamente un iPhone 15, a dimostrazione di quanto questo lancio sia atteso. Per partecipare al give away è necessario versare una piccola quota, spesso descritta come tassa di ‘gestione’ o ‘registrazione’. 
Tuttavia, dopo il pagamento, gli utenti non ricevono nulla, con conseguenti perdite finanziarie.
Per evitare di essere vittime di queste truffe, gli esperti di Kaspersky consigliano anzitutto di rivolgersi a venditori affidabili e autorizzati, soprattutto per quanto riguarda gli acquisti in anteprima.

Meglio utilizzare canali ufficiali o rivenditori autorizzati

Inoltre, è sempre bene diffidare delle offerte che richiedono pagamenti anticipati per giveaway o per prodotti in pre-vendita. Al contrario, utilizzare canali ufficiali, come il sito Apple o di rivenditori autorizzati, oppure, fare una ricerca sul venditore e controllare le recensioni online dei clienti.
Per quanto riguarda la sicurezza online Kaspersky, consiglia di abilitare l’autenticazione a due fattori (2FA) per proteggere i propri account, soprattutto quelli collegati ai metodi di pagamento, e utilizzare una soluzione di sicurezza avanzata, Ma è bene anche rimanere aggiornati sulle truffe più comuni e sulle best practice di cybersecurity.

Life Science: 7 pazienti su 10 propensi a utilizzare terapie digitali

Le terapie digitali (DTx), soluzioni validate clinicamente per integrare o sostituire le terapie tradizionali, rappresentano un ambito d’innovazione sempre più rilevante a livello internazionale, perché capace di migliorare il percorso del paziente e rendere più efficaci i trattamenti.
Nel medio-lungo termine permetteranno di imprimere un cambiamento significativo al settore Life Science. Ma se 7 pazienti su 10 sarebbero propensi a utilizzarle per il trattamento della propria patologia, metà degli stessi non sarebbe disposto a pagare di tasca propria per queste soluzioni. E 9 aziende del settore Life Science su 10 considerano l’assenza di rimborsabilità da parte del SSN l’ostacolo principale alla sostenibilità finanziaria delle DTx in Italia. Nel frattempo un terzo delle aziende Life Science italiane sta già investendo in questo ambito. Emerge dalla ricerca dell’Osservatorio Life Science Innovation della School of Management del Politecnico di Milano.

Gli ambiti di applicazione

L’Osservatorio ha censito 62 terapie digitali attualmente in commercio a livello internazionale, utilizzabili per il trattamento di varie patologie. Il 47% delle soluzioni analizzate si riferisce all’area psichiatrica, principalmente per la gestione di ansia e dipendenze. Non mancano però applicazioni nel campo dell’endocrinologia (11%), rivolte a pazienti affetti da obesità o diabete, e della reumatologia (10%) per il trattamento del dolore cronico.
Quanto ai modelli di business delle attuali DTx in commercio, quello maggiormente diffuso è di tipo B2B. Tale modello prevede il rimborso della DTx da parte di assicurazioni previa prescrizione medica. La modalità di erogazione più diffusa (oltre una su due) è quella cosiddetta stand-alone, che prevede l’utilizzo della DTx in modo indipendente. Una terapia digitale su quattro è associata a un trattamento farmacologico, solitamente con l’obiettivo di ottimizzarlo aumentandone efficacia e aderenza (circa 25%).

Usare la realtà virtuale per curarsi

Un altro ambito di innovazione che avrà un impatto rilevante sul settore Life Science è quello delle tecnologie immersive. La realtà estesa, che comprende realtà aumentata, mista e virtuale, sta infatti producendo un impatto rilevante anche sul settore sanitario, suscitando curiosità e interesse nei pazienti. Il 49% dei pazienti sarebbe interessato a utilizzare applicazioni di realtà virtuale o aumentata per il miglioramento del proprio stato di salute o per il trattamento della propria patologia. 

Robotica chirurgica, assistiva e riabilitativa

La robotica chirurgica rappresenta un ambito di innovazione che produce un impatto sul settore già da diverso tempo. La robotica chirurgica permette di eseguire interventi precisi e minimamente invasivi, migliorando i risultati clinici e favorendo la ripresa post-operatoria del paziente e riducendo i tempi di riabilitazione. Secondo l’80% delle aziende del settore Life Science e il 68% dei professionisti sanitari, si diffonderanno nel lungo periodo (5-10 anni) anche la robotica assistiva, che supporta le persone con disabilità o limitazioni fisiche, e quella riabilitativa, in cui i robot vengono impiegati come elementi essenziali della terapia.

La medicina in silico

Secondo le aziende del settore Life Science anche la medicina in silico avrà un impatto molto rilevante, ma si prevede che possa diffondersi nel medio-lungo periodo (oltre 3 anni).
L’ambito della medicina in silico fa riferimento a tecnologie e modelli matematici per l’uso clinico. Ad esempio, si parla di digital twin quando queste tecnologie sono utilizzate per supportare decisioni mediche, come diagnosi o trattamenti, per un singolo paziente, portando a una maggiore personalizzazione e riducendo la necessità di effettuare esami invasivi.

Minacce digitali: i criminali sfruttano l’Intelligenza artificiale

Nel 2023 le minacce digitali registrano un picco rispetto all’anno precedente. Segnale della proliferazione del crimine informatico e della crescente abilità degli hacker di compromettere i sistemi. L’edizione di metà anno del Report di Acronis sulle minacce digitali, basato sui dati acquisiti da oltre un milione di endpoint a livello globale, coglie l’evoluzione del panorama della sicurezza informatica, e rivela il diffondersi dell’utilizzo da parte dei criminali informatici dei sistemi di AI generativa, come ChatGPT, per creare contenuti dannosi e sferrare attacchi sempre più sofisticati.
“Il panorama è estremamente dinamico e per affrontarlo le organizzazioni devono adottare soluzioni di sicurezza agili, complete e unificate, che garantiscano la visibilità necessaria a capire gli attacchi, semplificare il contesto e fornire misure di correzione efficienti”, sottolinea Candid Wüest, Vicepresidente Research Acronis. 

Phishing tramite email: +464%

I criminali hanno attinto al fiorente mercato dei grandi modelli linguistici (LLM) basati sull’AI, avvalendosi delle piattaforme per creare, automatizzare, perfezionare e rendere scalabili i nuovi attacchi tramite l’apprendimento attivo. Il phishing invece resta la forma più diffusa di furto delle credenziali e costituisce il 73% di tutti gli attacchi. Al secondo posto, troviamo gli attacchi di compromissione delle e-mail aziendali, con il 15%. Solo nella prima metà del 2023, il numero degli attacchi di phishing basati su e-mail è aumentato del 464% rispetto al 2022, e gli attacchi subiti da ogni azienda aumentano del 24%.
Sugli endpoint monitorati da Acronis è stato registrato inoltre un aumento del 15% del numero di file e URL dannosi per e-mail analizzata.

Aumentano in modo esponenziale i casi di ransomware pubblico

Nei loro attacchi, i criminali informatici mostrano capacità sempre più sofisticate e utilizzano l’Intelligenza artificiale e il codice ransomware già esistente per penetrare in profondità nei sistemi delle vittime ed estorcere informazioni riservate.
Il malware creato con l’Intelligenza artificiale è in grado di sfuggire agli antivirus tradizionali. Rispetto all’anno scorso sono aumentati in modo esponenziale i casi di ransomware pubblico. Gli endpoint monitorati da Acronis restituiscono dati preziosi sulle modalità di azione dei criminali, confermando la maggiore intelligenza, complessità e difficoltà di rilevamento di alcune tipologie di attacco.

URL dannosi: +15%

Nel primo trimestre del 2023, Acronis ha bloccato circa 50 milioni di URL sugli endpoint, con un aumento del 15% rispetto all’ultimo trimestre 2022. Nello stesso periodo, sono stati resi pubblici 809 casi di ransomware, con un picco del 62% a marzo, rispetto alla media mensile di 270 casi. Sempre nel primo trimestre del 2023, il 30,3% di tutte le email ricevute erano spam e l’1,3% conteneva malware o link di phishing. Ogni esemplare di malware circola in media per 2,1 giorni prima di scomparire. Il 73% degli esemplari è stato osservato una sola volta. I modelli di AI pubblici agiscono come complice inconsapevole dei criminali alla ricerca di vulnerabilità nei codici sorgente: li aiutano infatti a creare situazioni che impediscono di prevenire e sventare le frodi, come i deep fake.

Big tech: dal 25 agosto scatta la sorveglianza dell’Unione Europea

Diciannove Big Tech sono finite nel mirino dell’Unione Europea. Si tratta delle 17 piattaforme web e i 2 motori di ricerca che raggiungono almeno 45 milioni di utenti attivi mensili nel territorio della Ue. In particolare, Alibaba AliExpress, Amazon Store, Apple AppStore, Booking.com, Facebook, Google Play, Google Maps, Google Shopping, Instagram, LinkedIn, Pinterest, Snapchat, TikTok, Twitter, Wikipedia, YouTube, Zalando, oltre a Bing e Google Search. Di fatto, dal 25 agosto prossimo le 19 Big Tech saranno messe sotto sorveglianza dall’Unione Europea nell’ambito del Digital Services Act (DSA).
“L’intera logica delle nostre regole è garantire che la tecnologia serva le persone e le società in cui viviamo, non il contrario”, ha commentato Margrethe Vestager, vicepresidente esecutiva della Commissione Ue con delega al digitale.

“Oggi è il D(SA)-Day per la regolamentazione digitale”

“Il Digital Services Act porterà una significativa trasparenza e responsabilità delle piattaforme e dei motori di ricerca e darà ai consumatori un maggiore controllo sulla loro vita online – ha aggiunto Margrethe Vestager -. Le designazioni fatte oggi sono un enorme passo avanti per far sì che ciò accada”. Thierry Breton, commissario europeo per il Mercato interno, ha sottolineato: “Oggi è il D(SA)-Day per la regolamentazione digitale. Inizia il conto alla rovescia affinché 19 grandissime piattaforme online e motori di ricerca rispettino pienamente gli obblighi speciali che il Digital Services Act impone loro”.

Gli obblighi mirano a responsabilizzare e proteggere gli utenti online

A seguito della loro designazione, le 19 società dovranno ora ottemperare, entro quattro mesi, a tutti i nuovi obblighi previsti dal Digital Services Act. Obblighi che mirano a responsabilizzare e proteggere gli utenti online, compresi i minori. Tra gli obblighi previsti, riferisce Italpress, rientra anche il divieto di visualizzare annunci pubblicitari basati su dati sensibili dell’utente, come l’origine etnica, le opinioni politiche o l’orientamento sessuale. Le piattaforme dovranno inoltre informare gli utenti su chi sta promuovendo gli annunci pubblicitari, e dovranno garantire un elevato livello di privacy, sicurezza e incolumità dei minori. Tanto che non sarà più consentita la pubblicità mirata basata sulla profilazione dei bambini.

Adottare misure per affrontare i rischi legati alla diffusione di contenuti illegali

Inoltre, le piattaforme e i motori di ricerca ‘incriminate’ dovranno adottare misure per affrontare i rischi legati alla diffusione di contenuti illegali online e gli effetti negativi sulla libertà di espressione e di informazione. E dovranno mettere in atto misure di mitigazione, ad esempio, per affrontare la diffusione della disinformazione.

Apple, addio alla porta Lightning

Secondo le voci di corridoio provenienti dalle catene produttive Apple, i prossimi iPhone abbandoneranno il connettore Lightning per la ricarica in favore della USB-C. Dopo dieci anni di utilizzo della tecnologia proprietaria, Apple si adeguerà allo standard di ricarica dell’Unione Europea che renderà obbligatoria l’adozione della USB-C per tutti i dispositivi mobile dal 2024 e per i computer dal 2026. 

Una vera rivoluzione 

La quindicesima generazione di iPhone, prevista per settembre 2023, presenterà l’USB-C sull’intera linea, introducendo vantaggi non solo nella facilità di ricarica ma anche nella velocità e nell’efficienza dei consumi. Insieme al lancio degli iPhone 15, anche tutti gli accessori Mac come Magic Mouse, Magic Trackpad e Magic Keyboard verranno aggiornati con il nuovo connettore USB-C. Inoltre, le AirPods Pro di seconda generazione otterranno un upgrade con il nuovo connettore, sostituendo il modello attualmente in vendita, ma rimanendo dotate di custodia con ricarica wireless.

Quali device continueranno ad utilizzare la “solita” porta fino al 2024?

Tuttavia, le AirPods di terza generazione e le AirPods Max continueranno ad utilizzare il connettore Lightning fino al 2024, quando Apple sarà obbligata a cambiare connettore per continuare a venderle in Europa. Con questo aggiornamento, Apple si prepara ad adeguarsi allo standard di ricarica universale e ad offrire ai propri clienti un’esperienza di ricarica più veloce ed efficiente.

Cosa prevede la direttiva europea

Lo scorso ottobre, il Parlamento europeo ha approvato in via definitiva lo standard di ricarica USB-C uniforme per smartphone e molti altri dispositivi. Come ricorda Adnkronos, i deputati hanno votato quasi all’unanimità a favore di un regolamento precedentemente trovato dai negoziatori del Parlamento e degli Stati dell’UE. In base a ciò, le nuove specifiche entreranno in vigore nel 2024. L’obiettivo dei cavi di ricarica uniformi è quello di generare meno rifiuti elettronici, meno costi per i consumatori e meno impatto ambientale. Per i computer portatili, le regole si applicheranno a partire dalla primavera del 2026. Secondo il Parlamento europeo, le nuove linee guida dovrebbero far risparmiare ai consumatori dell’UE 250 milioni di euro all’anno, perché si eviterebbero acquisti di caricabatterie non necessari.

Intelligenza Artificiale: quanto gli italiani ne parlano online?

Secondo Google Trends da novembre 2022 la popolarità di ricerche online in italiano relative all’Intelligenza artificiale è schizzata alle stelle, con 19,4 milioni di risultati in 0,34 secondi. Ansa e DataMediaHub hanno analizzato le conversazioni online su social, news online, blog e forum relative all’AI dall’11 febbraio al 12 marzo 2023. E complessivamente, sono state più di 35mila le citazioni online da parte di quasi 11mila autori unici, i cui contenuti hanno coinvolto tra like, reaction, commenti e condivisioni, poco meno di 280mila soggetti. Il volume delle conversazioni ha generato un’opportunity-to-be-seen pari a 41,7 miliardi di visualizzazioni sul tema, e la portata effettiva è stimata a 2,1 miliardi di impression, ovvero, le visualizzazioni effettive di contenuti relativi al tema dell’AI.

Il sentiment delle conversazioni è positivo

Per quanto riguarda il sentiment delle verbalizzazioni online, si tratta di conversazioni online con una connotazione in netta maggioranza positiva. La quota marginale di negatività si concentra sulla possibilità che soggetti malintenzionati usino sistemi di Intelligenza artificiale per creare immagini e testi falsi, oppure, ad altri rischi potenziali per privacy e sicurezza. 
In ogni caso, il volume delle conversazioni e il numero di soggetti coinvolti è di gran lunga inferiore a quello che emerge da altre analisi effettuate su altre tematiche: pare infatti che il tema AI sia appannaggio prevalentemente degli ‘addetti ai lavori’, mentre la maggior parte delle persone appare ancora poco coinvolta al riguardo.

Le nuove tecnologie dividono?

Come ha riportato il quotidiano Avvenire, per avere un’idea, anche se non esaustiva, di quanto e in quanti ambiti venga già usata l’Intelligenza Artificiale basta visitare il sito web Futurepedia. Si tratta di un archivio, aggiornato giornalmente, che ha già raccolto 1.239 applicazioni, divise in 50 categorie. Il tutto, con un’ulteriore divisione tra novità, popolari e verificate. L’AI è già quindi presente nelle nostre vite. Meglio quindi comprenderne vantaggi e svantaggi, e imporre regole chiare sul suo utilizzo prima di esserne sopraffatti. Anche perché, secondo un sondaggio sulle nuove tecnologie condotto da SWG a fine gennaio 2023 gli italiani appaiono divisi.

ChatGPT supera TikTok e Istagram

Stando ai dati di SWG, il 51% degli italiani è favorevole alle nuove tecnologie, il 44% è parzialmente contrario e il 5% totalmente contrario. Tra coloro che sono parzialmente contrari si arriva al 54% per chi ha un’età compresa tra 45 e 54 anni, e si sale al 55% per chi è in difficoltà economiche. Eppure, da quando è scoppiato il boom di ChatGPT, il prototipo di chatbot basato su AI e machine learning sviluppato da OpenAI, e specializzato nella conversazione con un utente umano, pare non si parli d’altro. ChatGPT, riporta Ansa, è stato infatti il servizio tecnologico che ha raggiunto più velocemente i 100 milioni di utenti in soli due mesi. Per avere un termine di paragone, TikTok per raggiungere questo traguardo ha impiegato circa nove mesi dal suo lancio globale, mentre Instagram 2 anni e mezzo.