Italia, perchè le donne medico sono ancora poche?

Le donne medico nel nostro Paese sono in aumento, e sono anche bravissime. Però, a oggi, sono in numero nettamente inferiore ai colleghi uomini. Perchè esiste questa differenza, questo gender gap in una professione così importante? A simili quesiti ha risposto una recente ricerca condotta da Univadis Medscape Italia – il portale di informazione per i professionisti della salute con notizie, strumenti, aggiornamenti e formazione continua per la classe medica – che ha indagato a che punto siamo nel nostro Paese in tema di gender equity in medicina. Che ha evidenziato, purtroppo, che ancora oggi esistono delle disparità di genere tra i professionisti sanitari in termini di opportunità di carriera, di trattamento sul luogo di lavoro e addirittura di credibilità agli occhi dei pazienti.

Differenze nelle opportunità di carriera

Il sondaggio, condotto on line su su 1.779 intervistati ( 999 maschi e 780 femmine), sottolinea che la progressione della carriera ha lo stesso interessa da parte dei due generi. Però con delle differenze sostanziali nella realtà dei fatti:  il 44% delle donne si sente penalizzata contro il solo 10% degli uomini. L’impatto sembra attenuarsi nel caso del reddito, forse anche per le caratteristiche del campione, per lo più composto da medici dipendenti o convenzionati con il servizio pubblico, dove lo stipendio non è oggetto di contrattazione individuale.

Gli effetti del gender gap

A ribadire che esista un gender gap nella professione medica sono i numeri e le risposte fornite dal panel intervistato. I rappresentanti maschili del campione sono divisi quasi a metà tra chi ha un ruolo direttivo e chi no, fatto che non vale per il sesso femminile: solo 1 donna su 3 ricopre un ruolo apicale, mentre circa il 48% riferisce di aver personalmente subito un trattamento diverso sul luogo di lavoro perché donna. Questo sentimento risulta preponderante nella generazione X (nate tra 1981 e il 2000), probabilmente più consapevole dei propri diritti rispetto alle generazioni precedenti. Anche in questioni in cui teoricamente la qualità scientifica dovrebbe essere l’unico metro di giudizio, le donne hanno la chiara percezione di partire svantaggiate: oltre 1 su 5 trova ingiustificate difficoltà a pubblicare nella letteratura scientifica e 1 su 3 a essere invitata a presentare le proprie ricerche in un consesso di colleghi.

Il ruolo dei pazienti

Ma le dottoresse si sono sentite “giudicate” anche dai pazienti: l’indagine rivela che le donne medico vengono spesso confuse con altri professionisti sanitari – come ad esempio gli infermieri – e hanno una minore credibilità agli occhi del malato, del loro accompagnatore e a volte dei colleghi uomini, specialmente se il rapporto lavorativo è occasionale.

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