Posts By Salvatore Cannoli

Tornare al lavoro dopo le vacanze: meno stress con i consigli degli esperti

Le vacanze estive rappresentano per la maggior parte degli italiani un’occasione per staccare dalla routine quotidiana, dedicandosi al relax, senza obblighi né orari. Tuttavia, il rientro al lavoro dopo le ferie può essere complesso e faticoso, portando a sperimentare la cosiddetta ‘sindrome post-vacanze’, caratterizzata da apatia, stanchezza, difficoltà di concentrazione, disturbi del sonno, stress e tristezza. Per evitare questo disturbo, Lidia Molinari, People Advisor Director di Adecco, offre una lista di suggerimenti per prepararsi al meglio al ritorno al lavoro senza stress.

Riprendere la routine gradualmente

Se hai viaggiato durante le vacanze, programma il tuo ritorno a casa alcuni giorni prima del rientro in ufficio. Questo ti darà il tempo di adattarti nuovamente alla routine, riposarti, mettere in ordine gli affari personali, pianificare i pasti e sistemare la casa, in modo da affrontare il lavoro in modo più sereno. Se hai cambiato gli orari durante le vacanze, cerca di ripristinare gradualmente il tuo ritmo sonno-veglia per abituarti al ritmo di lavoro senza stress. Alzarsi prima del solito ti darà più tempo al mattino, contribuendo a iniziare la giornata senza fretta.

Gestire il carico di lavoro

Al tuo ritorno in ufficio, concentrati su compiti leggeri e meno impegnativi nei primi giorni per rientrare gradualmente nel lavoro senza sentirsi sopraffatti. Organizza le giornate, stabilisci obiettivi realistici e dai priorità alle attività per evitare ansia e pressioni. Ricorda di concederti pause regolari per rilassarti, recuperare energie e ridurre lo stress.

Comunicare con i colleghi

Riprendi il dialogo con i tuoi colleghi e il tuo responsabile per allinearti sui progetti e i compiti lasciati in sospeso durante le ferie, evitando sorprese e ansia. Continua a coltivare le relazioni con i collaboratori per migliorare il tuo umore, entusiasmo e motivazione.

Organizzare attività ricreative

Prevedi attività di svago durante la settimana lavorativa, come uscite al cinema, cene con gli amici o passeggiate al lago, per rendere il ritorno al lavoro più sopportabile e ritrovare il buonumore.

Intraprendere nuovi progetti

Avvia un nuovo progetto personale o professionale che ti entusiasmi, rendendo la routine più interessante e favorendo lo sviluppo di nuove competenze. Potresti iscriverti a lezioni di cucina, migliorare una lingua straniera o imparare a suonare uno strumento. Se desideri investire nel tuo futuro professionale, considera corsi di formazione per acquisire nuove competenze e promuovere la tua crescita.

Prendersi cura di corpo e mente

Mantieni uno stile di vita sano, con esercizio fisico e una dieta equilibrata che fornisca energia per ridurre lo stress e mantenere la salute fisica e mentale. La meditazione e la mindfulness possono essere utili per affrontare momenti difficili o situazioni pesanti. con questi consigli, il ritorno al lavoro dopo le vacanze estive può diventare un processo più agevole e meno stressante.

Cresce l’offerta di lavoro, e diviene più mirata

Il mondo del lavoro in Italia si conferma dinamico e propositivo: nel primo semestre dell’anno sono quasi 200.000 le offerte di lavoro da parte delle aziende. Ma a crescere e a evolvere è anche il modo in cui le aziende cercano nuove risorse, con modalità sempre più legate alla ricerca proattiva e alla consultazione dei cv dei candidati. Lo rileva InfoJobs, che ha realizzato il nuovo Osservatorio InfoJobs sul mercato del lavoro, relativo al primo semestre 2023. E nei primi sei mesi dell’anno sono state oltre 1.600.000 le ricerche sulla piattaforma di professionisti da parte delle aziende, a prescindere dagli annunci pubblicati.

Oltre 60.000 CV scaricati

In generale, nei primi sei mesi dell’anno in corso, InfoJobs ha registrato un atteggiamento delle aziende sempre più propenso alla ricerca mirata di candidati nel database. Tanto che sono stati oltre 60.000 i cv scaricati (+23,7% vs 2022), e di conseguenza, i professionisti contattati direttamente dalle aziende dopo avere consultato la piattaforma scaricando i cv.
Una soluzione scelta dal +10,8% delle aziende rispetto allo stesso periodo dell’anno passato.
Tra le categorie professionali che hanno ricevuto maggior interesse da parte delle aziende al primo posto InfoJobs rileva Operai, Produzione, Qualità (16,4%), poi, Amministrazione, Contabilità, Segreteria (7,5%), Acquisti, Logistica, Magazzino (6,2%), Commercio al dettaglio, Gdo, Retail (5,1%), Informatica, It e Telecomunicazioni (4,7%).

Lombardia e Milano in cima alla classifica

In cima alla classifica delle regioni con maggior numero di offerte di lavoro svetta ancora una volta la Lombardia (31%), e confermate anche le medaglie d’argento per l’Emilia-Romagna (18%) e il bronzo per il Veneto (13,5%). Il Piemonte (9%) è stabile al quarto posto, mentre il Lazio è al quinto (6,2%).
A livello nazionale, dal punto di vista delle province Milano resta in testa (11,4%), Roma supera Torino (al terzo posto con il 5% del totale nazionale) e si posiziona al secondo posto (5,3%).
A emergere nella top 10 tra le province in crescita rispetto al 2022 è Treviso, che conquista l’ottavo posto (+3,4%) e raccoglie il 3% delle offerte nazionali.

I più cercati? Magazzinieri, addetti vendita, agenti di commercio

La categoria professionale più cercata si conferma quella che racchiude Operai, Produzione, Qualità (30,5%), seguita da Acquisti, Logistica, Magazzino (9%) a pari merito con Commercio al dettaglio, Gdo, Retail, Amministrazione Contabilità Segreteria (8,5%) al terzo posto.
Chiudono la top 5 Turismo e Ristorazione (5,9%), che denota la crescita maggiore (+7,5% rispetto al 2022).
Le categorie professionali si rispecchiano anche nel dettaglio delle professioni più cercate su InfoJobs in questi primi sei mesi dell’anno, che sono Magazziniere, Addetto vendita, Agente di commercio, Manutentore elettromeccanico, Operatore della produzione alimentare, Specialista di back office, Addetto pulizia camere, Operatore di macchine cnc, Addetto alla fatturazione e Assistente amministrativo.

Life Science: 7 pazienti su 10 propensi a utilizzare terapie digitali

Le terapie digitali (DTx), soluzioni validate clinicamente per integrare o sostituire le terapie tradizionali, rappresentano un ambito d’innovazione sempre più rilevante a livello internazionale, perché capace di migliorare il percorso del paziente e rendere più efficaci i trattamenti.
Nel medio-lungo termine permetteranno di imprimere un cambiamento significativo al settore Life Science. Ma se 7 pazienti su 10 sarebbero propensi a utilizzarle per il trattamento della propria patologia, metà degli stessi non sarebbe disposto a pagare di tasca propria per queste soluzioni. E 9 aziende del settore Life Science su 10 considerano l’assenza di rimborsabilità da parte del SSN l’ostacolo principale alla sostenibilità finanziaria delle DTx in Italia. Nel frattempo un terzo delle aziende Life Science italiane sta già investendo in questo ambito. Emerge dalla ricerca dell’Osservatorio Life Science Innovation della School of Management del Politecnico di Milano.

Gli ambiti di applicazione

L’Osservatorio ha censito 62 terapie digitali attualmente in commercio a livello internazionale, utilizzabili per il trattamento di varie patologie. Il 47% delle soluzioni analizzate si riferisce all’area psichiatrica, principalmente per la gestione di ansia e dipendenze. Non mancano però applicazioni nel campo dell’endocrinologia (11%), rivolte a pazienti affetti da obesità o diabete, e della reumatologia (10%) per il trattamento del dolore cronico.
Quanto ai modelli di business delle attuali DTx in commercio, quello maggiormente diffuso è di tipo B2B. Tale modello prevede il rimborso della DTx da parte di assicurazioni previa prescrizione medica. La modalità di erogazione più diffusa (oltre una su due) è quella cosiddetta stand-alone, che prevede l’utilizzo della DTx in modo indipendente. Una terapia digitale su quattro è associata a un trattamento farmacologico, solitamente con l’obiettivo di ottimizzarlo aumentandone efficacia e aderenza (circa 25%).

Usare la realtà virtuale per curarsi

Un altro ambito di innovazione che avrà un impatto rilevante sul settore Life Science è quello delle tecnologie immersive. La realtà estesa, che comprende realtà aumentata, mista e virtuale, sta infatti producendo un impatto rilevante anche sul settore sanitario, suscitando curiosità e interesse nei pazienti. Il 49% dei pazienti sarebbe interessato a utilizzare applicazioni di realtà virtuale o aumentata per il miglioramento del proprio stato di salute o per il trattamento della propria patologia. 

Robotica chirurgica, assistiva e riabilitativa

La robotica chirurgica rappresenta un ambito di innovazione che produce un impatto sul settore già da diverso tempo. La robotica chirurgica permette di eseguire interventi precisi e minimamente invasivi, migliorando i risultati clinici e favorendo la ripresa post-operatoria del paziente e riducendo i tempi di riabilitazione. Secondo l’80% delle aziende del settore Life Science e il 68% dei professionisti sanitari, si diffonderanno nel lungo periodo (5-10 anni) anche la robotica assistiva, che supporta le persone con disabilità o limitazioni fisiche, e quella riabilitativa, in cui i robot vengono impiegati come elementi essenziali della terapia.

La medicina in silico

Secondo le aziende del settore Life Science anche la medicina in silico avrà un impatto molto rilevante, ma si prevede che possa diffondersi nel medio-lungo periodo (oltre 3 anni).
L’ambito della medicina in silico fa riferimento a tecnologie e modelli matematici per l’uso clinico. Ad esempio, si parla di digital twin quando queste tecnologie sono utilizzate per supportare decisioni mediche, come diagnosi o trattamenti, per un singolo paziente, portando a una maggiore personalizzazione e riducendo la necessità di effettuare esami invasivi.

Minacce digitali: i criminali sfruttano l’Intelligenza artificiale

Nel 2023 le minacce digitali registrano un picco rispetto all’anno precedente. Segnale della proliferazione del crimine informatico e della crescente abilità degli hacker di compromettere i sistemi. L’edizione di metà anno del Report di Acronis sulle minacce digitali, basato sui dati acquisiti da oltre un milione di endpoint a livello globale, coglie l’evoluzione del panorama della sicurezza informatica, e rivela il diffondersi dell’utilizzo da parte dei criminali informatici dei sistemi di AI generativa, come ChatGPT, per creare contenuti dannosi e sferrare attacchi sempre più sofisticati.
“Il panorama è estremamente dinamico e per affrontarlo le organizzazioni devono adottare soluzioni di sicurezza agili, complete e unificate, che garantiscano la visibilità necessaria a capire gli attacchi, semplificare il contesto e fornire misure di correzione efficienti”, sottolinea Candid Wüest, Vicepresidente Research Acronis. 

Phishing tramite email: +464%

I criminali hanno attinto al fiorente mercato dei grandi modelli linguistici (LLM) basati sull’AI, avvalendosi delle piattaforme per creare, automatizzare, perfezionare e rendere scalabili i nuovi attacchi tramite l’apprendimento attivo. Il phishing invece resta la forma più diffusa di furto delle credenziali e costituisce il 73% di tutti gli attacchi. Al secondo posto, troviamo gli attacchi di compromissione delle e-mail aziendali, con il 15%. Solo nella prima metà del 2023, il numero degli attacchi di phishing basati su e-mail è aumentato del 464% rispetto al 2022, e gli attacchi subiti da ogni azienda aumentano del 24%.
Sugli endpoint monitorati da Acronis è stato registrato inoltre un aumento del 15% del numero di file e URL dannosi per e-mail analizzata.

Aumentano in modo esponenziale i casi di ransomware pubblico

Nei loro attacchi, i criminali informatici mostrano capacità sempre più sofisticate e utilizzano l’Intelligenza artificiale e il codice ransomware già esistente per penetrare in profondità nei sistemi delle vittime ed estorcere informazioni riservate.
Il malware creato con l’Intelligenza artificiale è in grado di sfuggire agli antivirus tradizionali. Rispetto all’anno scorso sono aumentati in modo esponenziale i casi di ransomware pubblico. Gli endpoint monitorati da Acronis restituiscono dati preziosi sulle modalità di azione dei criminali, confermando la maggiore intelligenza, complessità e difficoltà di rilevamento di alcune tipologie di attacco.

URL dannosi: +15%

Nel primo trimestre del 2023, Acronis ha bloccato circa 50 milioni di URL sugli endpoint, con un aumento del 15% rispetto all’ultimo trimestre 2022. Nello stesso periodo, sono stati resi pubblici 809 casi di ransomware, con un picco del 62% a marzo, rispetto alla media mensile di 270 casi. Sempre nel primo trimestre del 2023, il 30,3% di tutte le email ricevute erano spam e l’1,3% conteneva malware o link di phishing. Ogni esemplare di malware circola in media per 2,1 giorni prima di scomparire. Il 73% degli esemplari è stato osservato una sola volta. I modelli di AI pubblici agiscono come complice inconsapevole dei criminali alla ricerca di vulnerabilità nei codici sorgente: li aiutano infatti a creare situazioni che impediscono di prevenire e sventare le frodi, come i deep fake.

Fancy Food: il falso Made in Italy è un business da 120 miliardi

In occasione dell’evento fieristico mondiale dedicato alle specialità alimentari, il Summer Fancy Food 2023 di New York City, Coldiretti e Filiera Italia lanciano l’allarme: in tutto il mondo si producono e si vendono falsi prodotti alimentari Made in Italy. Tanto che il falso agroalimentare tricolore vale 120 miliardi a livello globale. Presso il Javits Center è stata anche inaugurata la prima esposizione del Made in Italy tarocco a tavola, con le più grottesche imitazioni delle specialità nazionali scovate negli Usa. Imitazioni che tolgono spazio e valore sui mercati ai veri prodotti tricolori. E sono proprio gli Stati Uniti il Paese dove le produzioni tricolore ‘taroccate’ registrano i fatturati più elevati.

Negli USA il 90% dei formaggi italiani arriva da Wisconsin, California, New York

Negli Stati Uniti, che detengono saldamente la leadership produttiva del falso Made in Italy, il fenomeno delle imitazioni di cibo tricolore è arrivato a rappresentare oltre 40 miliardi di euro.
Dal Parmesan al Romano senza latte di pecora, dall’Asiago al Gorgonzola, dalla mozzarella fino al Provolone, il 90% dei formaggi di tipo italiano in Usa è in realtà realizzato in Wisconsin, California e New York, 
La produzione di imitazioni dei formaggi italiani nel 2022 ha raggiunto negli Usa il quantitativo record di oltre 2,7 miliardi di chili, con una crescita esponenziale negli ultimi 30 anni, tanto da aver superato addirittura la stessa produzione di formaggi americani come Cheddar, Colby, Monterrey e Jack, risultata nello stesso anno pari a 2,5 milioni di chili.

Anche olio, salumi e conserve vengono “clonati”

Se solo un prodotto agroalimentare che richiama l’Italia su sette venduti negli States arriva realmente dal Belpaese, dove le esportazioni nel 2022 sono state pari a 6,6 miliardi, il problema riguarda tutte le categorie merceologiche.
Dai salumi più prestigiosi, come le imitazioni del Parma e del San Daniele o la mortadella Bologna e il salame Milano, venduto in tutti gli Stati Uniti, al Pompeian Olive Oil che non ha alcun legame con l’antica città campana, anche Provolone, Gorgonzola, Pecorino Romano, Asiago o Fontina vengono ‘clonati’. E perfino le conserve, come il pomodoro San Marzano.

Oltre due prodotti agroalimentari tricolori su tre sono taroccati

L’industria del falso Made in Italy a tavola è diventato un problema planetario, con il risultato che per colpa del cosiddetto ‘italian sounding’, nel mondo oltre due prodotti agroalimentari tricolori su tre sono falsi, senza alcun legame produttivo e occupazionale con il nostro Paese.
In testa alla classifica dei prodotti più taroccati ci sono però i formaggi, a partire dal Parmigiano Reggiano e dal Grana Padano, con la produzione delle copie che ha superato quella degli originali.
Un fenomeno diffuso soprattutto in Sudamerica, dove peraltro rischia di essere ulteriormente spinto dall’accordo di libero scambio Mercosur, che obbliga di fatto Parmigiano e Grana a convivere per sempre con le brutte copie sui mercati locali: Parmesano, Parmesao e Reggianito.

Il mio giardino è adatto all’installazione di una vasca idromassaggio?

L’idea di avere una vasca jacuzzi con idromassaggio nel proprio giardino può essere molto allettante per tutti noi.

Chiaramente, prima di prendere una decisione importante come questa, è importante considerare se il proprio giardino sia adatto all’installazione di una vasca di questo tipo.

I fattori da considerare sono infatti parecchi e non riguardano esclusivamente la vasca in sé ma anche tutto ciò che la circonda in giardino, per questo di seguito approfondiremo ogni aspetto in merito.

Lo spazio minimo necessario per la vasca

La prima cosa da considerare è lo spazio disponibile in giardino per l’installazione.

Le vasche idromassaggio possono variare in dimensioni, quindi è importante sceglierne una che si adatti agli spazi disponibili nel tuo giardino o spazio esterno.

In generale, una vasca idromassaggio richiede uno spazio di almeno 2 metri per 2 metri, ma è importante considerare anche lo spazio necessario per l’accesso alla vasca e per eventuali accessori come gli scalini.

Terreno e posizione della struttura

La posizione esatta in cui collocare la piscina jacuzzi da esterno è un altro fattore molto importante importante da considerare.

La vasca deve essere installata su un terreno solido e livellato, in modo da garantire una base stabile per la vasca (ed evitare problemi di scivolamento del terreno) e prevenire anche eventuali problemi di drenaggio.

Inoltre, è importante scegliere una posizione che offra una certa privacy, in modo da poter utilizzare la vasca senza essere disturbati.

La necessaria distanza dagli alberi

Bisogna anche tenere presente che la posizione della vasca idromassaggio rispetto agli alberi nel giardino è un altro fattore da considerare.

Se la vasca viene posizionata troppo vicino agli alberi infatti, le foglie che cadono durante il corso dell’anno (o semplicemente in Estate) possono sporcare l’acqua della vasca, rendendo poi necessaria una pulizia più frequente.

Inoltre, le radici degli alberi possono creare problemi strutturali alla vasca a lungo termine, per cui è consigliabile posizionarla ad una certa distanza dagli alberi per sicurezza.

In questo modo, si potrà utilizzare la vasca senza doverla pulire continuamente a causa delle foglie o altro tipo di sporcizia legata alla vicinanza con alberi o altro tipo di arbusti.

Sistema di drenaggio

Il sistema di drenaggio consente alla vasca di potersi svuotare rapidamente ed in qualsiasi momento.

Questo tipo di operazione può essere necessaria a seguito di un evento che va ad inquinare l’acqua (ad esempio liquido o oggetto sporco che cade all’interno della vasca), oppure quando si decide di effettuare semplicemente uan di quelle operazioni di pulizia che si effettuano nel corso dell’anno.

È importante per questo accertarsi che la vasca sia dotata di un sistema di drenaggio adeguato per consentire di effettuare facilmente queste operazioni.

Accesso all’acqua e all’elettricità

Per l’installazione di una vasca idromassaggio è necessario fare in modo che ci sia la possibilità di collegare la struttura alle linee d’acqua ed elettrica.

La vasca deve poter essere riempita facilmente ma anche riscaldata, quindi è importante avere un punto di accesso nelle vicinanze.

Chiaramente, è importante assicurarsi che l’impianto elettrico sia a norma così da consentire di poter usare la vasca rispettando tutti i requisiti di sicurezza.

Manutenzione della vasca idromassaggio

Per far si che duri a lungo, è bene effettuare la necessaria manutenzione alla vasca idromassaggio nel corso dell’anno.

La vasca richiede una pulizia regolare e la sostituzione dei filtri per garantire che l’acqua sia sempre pulita e sicura. Inoltre, è possibile sia necessaria anche la manutenzione di componenti come i getti, i riscaldatori e le pompe.

Conclusione

In conclusione, l’installazione di una vasca idromassaggio nel proprio giardino può essere un’ottima idea per chi cerca di creare un’area relax all’aperto.

È sufficiente considerare tutti gli aspetti di cui abbiamo parlato in questo articolo per prendere una decisione informata e consapevole, e fare in modo da poter adoperare la vasca per tanti anni ed in piena sicurezza.

Sistema Sanitario Nazionale, i tagli pesano sulla salute

Negli ultimi 15 anni, il Fondo Sanitario Nazionale ha subito una serie di tagli come parte della revisione della spesa per bilanciare i conti pubblici. È quanto emerge dalla ricerca “Il Termometro della Salute”, promossa dall’Osservatorio Salute, Legalità e Previdenza Eurispes-Enpam, che offre un’analisi complessiva della realtà e delle prospettive del Sistema Sanitario Nazionale. Questi tagli hanno comportato una progressiva riduzione delle capacità operative e il declino del nostro Paese nelle classifiche mondiali sull’investimento in sanità pubblica rispetto al PIL. Nel 2019, anno di svolta prima dell’arrivo della pandemia, la quota del PIL destinata alla sanità era scesa al 6,2%, a cui si aggiungeva una spesa diretta dei cittadini pari al 2,2%. La media dei Paesi dell’Unione Europea era rispettivamente del 6,4% e del 2,2%, mentre in Germania era del 9,9% e 1,7%, in Francia del 9,4% e 1,8%, e in Svezia del 9,3% e 1,6%. Ciò significa che gli investimenti pubblici nella sanità in Germania e in Francia sono oltre un terzo superiori a quelli italiani. Pertanto, dopo il periodo “straordinario” in cui sono state allocate risorse per affrontare la pandemia e la campagna di vaccinazione (anche se solo parzialmente realizzata finora), l’ultima Legge di stabilità ha nuovamente ridotto la quota del PIL destinata al Servizio Sanitario Nazionale, avvicinandosi al minimo storico intorno al 6%.

Negli ultimi dieci anni sempre meno risorse al SSN

Nel corso di un decennio, sono stati sottratti oltre 37 miliardi di euro alla sanità pubblica, di cui circa 25 miliardi nel periodo 2010-2015 a seguito di tagli previsti da diverse manovre finanziarie, e oltre 12 miliardi nel periodo 2015-2019 a causa del “definanziamento”, che ha assegnato al SSN meno risorse rispetto ai livelli programmati (dati Fondazione Gimbe).

E il personale sanitario invecchia

L’invecchiamento del personale e la precarietà rappresentano un problema in crescita. Per medici, infermieri e altre figure professionali a supporto del SSN, la mancanza di rinnovo generazionale e il blocco delle assunzioni hanno causato un aumento della precarietà che si riflette sulla continuità dell’assistenza. Ma prima di tutto, ciò ha portato a un significativo invecchiamento del personale, con un alto numero di pensionamenti. Questo fenomeno, che ha già ridotto il numero di professionisti, è destinato ad esplodere nei prossimi anni e coinvolge anche il settore sanitario privato.

Pochi medici, pochissimi infermieri

Nel 2019, in Italia c’erano 4,05 medici ogni 1.000 abitanti, un dato leggermente inferiore alla Spagna (4,4) e alla Germania (4,39), ma superiore alla Francia (3,17). La quota di infermieri (circa 6,16 ogni 1.000 abitanti, con 1,4 infermieri per ogni medico) posiziona l’Italia agli ultimi posti della classifica dei paesi dell’OCSE. L’anagrafe della classe medica è chiara: molti professionisti sono anziani o di mezza età, mentre i giovani sono pochi. Più della metà della classe medica italiana (56%) rientra nella fascia di età compresa tra i 55 anni e oltre i 75 anni e non sarà più operativa entro i prossimi cinque anni. I medici giovani, cioè sotto i 35 anni, rappresentano solo l’8,8% in Italia, a fronte di percentuali superiori al 30% in Gran Bretagna, Olanda e Irlanda, o superiori al 20% in Germania, Spagna e Ungheria. La Francia, pur avendo un dato inferiore al nostro per gli under 35, presenta comunque un 15,7% di giovani medici, quasi il doppio rispetto all’Italia.

Startup ESG: il profilo delle realtà italiane innovative e sostenibili

Negli ultimi tre anni la maggior parte degli investimenti europei sono stati destinati a fondi con etichetta Esg: attualmente superano i 4mila miliardi di dollari, corrispondenti a oltre un terzo del totale degli investimenti. L’ambiente, la responsabilità sociale e la governance aziendale, tematiche conosciute come Esg, conquistano sempre più spazio nei portafogli finanziari. In Italia, la maggioranza delle startup ‘Esg’ ha meno di dieci dipendenti, ma è già in grado di attrarre investimenti e operare anche a livello internazionale. È questo il profilo delle startup italiane attive in questo settore delineato da uno studio intitolato Sustainability waves – Esg italian startup, pubblicato da Cariplo Factory, con il patrocinio della Commissione Europea e il supporto di varie organizzazioni. 

Piccole, ma già mature per raccolta di capitali e parità di genere

Sono state coinvolte 115 aziende di piccole dimensioni (l’82% ha meno di dieci dipendenti), ma già in grado di attrarre investimenti e operare a livello nazionale (54%) e internazionale (40%). Oltre il 50% si colloca nella fascia più alta dell’indice Investment readiness level, che misura la maturità delle startup per la raccolta di capitali. Queste startup si pongono l’obiettivo di rendere il mondo un posto migliore, cercando di cambiare i paradigmi del mercato. Inoltre, sono caratterizzate da un forte impegno verso la parità di genere: il 60% di esse ha un consiglio di amministrazione a maggioranza femminile, mentre il 59% ha almeno il 50% dei dipendenti donne. Nel 28% dei casi, adottano il lavoro flessibile, mentre il 72% ha implementato programmi di welfare aziendale.

Dal rimboschimento ai biomateriali di origine vegetale

L’ambiente rappresenta una delle principali aree di interesse per queste startup: il 77% di esse ha attivato programmi di tutela o riduzione dell’impatto ambientale, che spaziano dalla gestione dei rifiuti al rispetto della biodiversità e all’uso sostenibile del territorio. Inoltre, riporta Adnkronos, il 55% dispone già di tecnologie per la riduzione dell’impronta ambientale. Nell’ambito delle startup sostenibili in Italia, esistono alcuni esempi significativi, come Alberea che combatte l’emergenza climatica con campagne di rimboschimento agricolo e urbano, oppure BioTextiles, specializzata nella creazione di biomateriali di origine vegetale a partire da un unico biopolimero, l’agar-agar.

Pannelli fotovoltaici come origami e piste ciclabili modulari

Sul fronte energetico, si distingue Levante, che ha progettato e brevettato un pannello fotovoltaico pieghevole, ispirato agli origami, per creare energia pulita grazie alle celle fotovoltaiche bifacciali.
Ripensare la mobilità urbana è invece l’obiettivo di Revo, che sviluppa piste ciclabili modulari, prefabbricate, realizzate in maniera ecosostenibile, e riposizionabili senza necessità di scavi e lavori stradali. Di fatto, possono essere posate su qualunque superficie esistente.

Confindustria, nel secondo trimestre rallenta la crescita dell’Italia

Il Centro Studi di Confindustria ha evidenziato un’ulteriore moderazione della crescita dell’Italia nel secondo trimestre dell’anno, segnalando un indebolimento dopo un buon inizio d’anno. Sebbene il settore dei servizi mantenga una situazione solida e continui a guidare lo sviluppo, l’industria e il settore delle costruzioni sono meno solidi. Secondo l’indice Rttt, sviluppato dal Csc in collaborazione con TeamSystem, si è registrata una frenata del fatturato in tutti i settori nel mese di aprile. Nonostante il calo dei prezzi del gas abbia fornito un impulso positivo, i consumi e gli investimenti sono ancora pesantemente influenzati dall’inflazione e dall’aumento dei costi del credito. L’export è fermo a causa della frenata registrata a livello mondiale.

L’inflazione italiana rimane “persistente”

L’inflazione italiana rimane “persistente”. Ad aprile, infatti, l’inflazione ha interrotto il suo calo, registrando un aumento del 8,2% su base annua rispetto al +7,6% precedente. Tuttavia, si prevede che la tendenza al ribasso continuerà grazie al calo dei prezzi del gas (34 euro/mwh a maggio) e all’effetto pienamente avvertito dell’aumento dei tassi di interesse. I prezzi dei beni di consumo alimentari rimangono comunque in tensione con un aumento dell’11,8%, ma si prevede un graduale raffreddamento grazie alla stabilizzazione dei prezzi delle materie prime (+49% rispetto al 2019 nel mese di aprile). I prezzi dei beni e servizi di base continueranno a salire (+4,9%), incorporando gli aumenti passati dell’energia.

Il balzo dei tassi di interesse

I tassi di interesse sui prestiti alle imprese italiane sono saliti al 4,30% a marzo, oltre il triplo rispetto alla fine del 2021 (1,18%). Il credito è diventato più oneroso, il che ha portato alla contrazione dello stock di prestiti alle imprese (-1,0% su base annua a marzo). Questa situazione priva la produzione e gli investimenti di un sostegno, secondo gli economisti di Confindustria, che guardano a possibili nuovi aumenti dei tassi da parte della BCE.

II servizi il primo settore economico

I servizi continuano a sostenere l’economia, mentre l’industria mostra resistenza. Nel primo trimestre, il turismo in Italia ha superato di molto i livelli del 2022 (+30,7% la spesa dei viaggiatori stranieri), raggiungendo quasi i livelli del 2019. Tuttavia, la produzione industriale è diminuita ancora a marzo (-0,6%), registrando il terzo calo consecutivo. Nonostante ciò, grazie ai buoni risultati di dicembre, il primo trimestre si è chiuso solo leggermente negativo (-0,1%).
Il Csc avverte che lo scenario economico sta peggiorando: l’indice PMI è bruscamente diminuito nell’aprile, entrando in territorio di contrazione (46,8 rispetto a 51,1). A maggio, la fiducia delle imprese è nuovamente diminuita, con meno ordini e aspettative di produzione più basse. Anche la domanda estera non è più trainante: le esportazioni italiane di beni si sono fermate, in media, nel primo trimestre del 2023.
Per quanto riguarda i consumi, si osservano segnali misti. Mentre le vendite di beni alimentari hanno registrato un calo a marzo (-0,7% in volume), le immatricolazioni di auto sono ripartite all’inizio dell’anno grazie a una domanda favorevole, dopo mesi di contrazione (+9,7% nei primi quattro mesi).

Segnali positivi sul fronte occupazione

Tra i fattori positivi, il mercato del lavoro è rimasto in espansione nel primo trimestre (+80.000 occupati), anche se ad aprile l’ICC ha segnalato una crescita modesta dei consumi (+0,2% su base annua), trainata solo dai servizi (+4,5%). A maggio, le valutazioni delle famiglie sulla propria situazione economica sono leggermente peggiorate, così come la fiducia in generale.

Famiglia e denatalità: le opinioni degli italiani

Qual è la percezione degli italiani riguardo alla famiglia, e cosa pensano del problema della denalatità? Risponde FragilItalia, che in occasione della Giornata Internazionale della Famiglia, che si celebra il 15 maggio, ha rilasciato il report elaborato da Area Studi Legacoop e Ipsos dal titolo ‘Famiglia. Percezione, ruolo e fattori di crisi. La sfida della denatalità’. Stando ai risultati, il 64% degli intervistati definisce la famiglia come un’unione tra due persone che decidono di convivere per perseguire un progetto di vita comune, a prescindere che siano di sesso diverso o dello stesso sesso. Una percentuale che aumenta al 73% tra gli under30. Quanto alla denatalità in Italia, oltre sette italiani su dieci la ritengono un problema urgente, le cui cause principali vengono individuate negli stipendi bassi, la precarizzazione del lavoro, la mancanza di sostegni pubblici e di servizi.

La crisi demografica

La denatalità è un elemento centrale della crisi demografica che investe il Paese, con effetti negativi sulla vita economica e sociale. Un problema avvertito come urgente dal 74% degli italiani. E seppur con un livello di urgenza inferiore rispetto alla media del totale, anche dal 66% degli under30, per i quali ciò si scontra con il desiderio di avere figli. Sette su dieci ne vorrebbero almeno due. 
Le principali cause del problema vengono indicate negli stipendi bassi e nell’aumento del costo della vita (70% vs 63% under30), nell’instabilità lavorativa e nella precarizzazione del lavoro (63% vs 56% under30), nella mancanza di sostegni pubblici per i costi da affrontare per crescere i figli (59% vs 52% under30), nella mancanza di servizi per le famiglie diffusi e accessibili a tutti (57% vs 45% under30) e dalla paura di perdere il posto di lavoro (56%, percentuale che aumenta al 61% tra le donne).

Matrimonio? Solo per il 22%

La visione più tradizionale di famiglia, concepita come l’unione tra uomo e donna, uniti in matrimonio civile/religioso, è appannaggio del 22%, mentre soltanto il 14% la considera come l’unione tra due persone dello stesso sesso. Riguardo alle funzioni della famiglia, il 49% indica l’educazione dei figli (55% uomini), il sostentamento e il mutuo aiuto tra i componenti (47%), e il supporto psicologico reciproco (44%, 53% donne). Tra le cause di fragilità dei legami affettivi, ai primi posti si collocano egoismo, mancanza di comunicazione, difficoltà ad assumersi le proprie responsabilità, scarso spirito di sacrificio e incapacità di affidarsi all’altro.

Le percezioni degli under 30

Tra la fascia più giovane la visione più tradizionale della famiglia, come unione in matrimonio tra uomo e donna, scende dal 22% al 12%., mentre in riferimento alle funzioni della famiglia, gli under30 collocano al primo posto il supporto psicologico ai componenti del nucleo (58%), al secondo l’educazione dei figli (46%) e al terzo il sostentamento e il mutuo aiuto (37%). Difficoltà ad assumersi le proprie responsabilità e insicurezza guidano la classifica delle principali fragilità dei legami affettivi per gli under 30, che rispetto alla media, hanno più paura del tradimento.