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In aeroporto la macchina della verità atterra al check-in

Il problema della sicurezza e soprattuto della reale identità dei viaggiatori potrebbe essere arginato dall’intelligenza artificiale. Arriveranno quindi in aeroporto delle macchina intelligenti capaci di controllare i passeggeri così da essere sicuri della loro identità e delle loro intenzioni? Potrebbe essere.

Un progetto per scoprire chi “mente”

Esiste infatti un progetto che prevede di installare negli scali aeroportuali una macchina dotata di intelligenza artificiale che interrogherà i viaggiatori in arrivo da nazioni extraeuropee, chiedendo loro di confermare nome, età e data di nascita e ponendo domande sulla ragione del viaggio e sulla provenienza dei fondi per effettuarlo. Un monitor apposito scansionerà il loro volto per stabilire se stanno dicendo bugie o meno e, se riterrà di trovarsi di fronte a un mentitore, lo incalzerà assumendo un tono della voce “più scettico”, ha spiegato Keeley Crockett della Machester Metropolitan University, ateneo inglese coinvolto nel progetto. Dopodiché il software segnalerà il sospetto al personale umano che deciderà come comportarsi.

La reazione delle associazioni per la tutela della privacy

Per Privacy International è “un’idea terribile. “È parte di una più vasta tendenza verso l’utilizzo di sistemi automatici opachi, e spesso inefficienti, per giudicare, valutare e classificare le persone”, ha dichiarato alla Cnn Frederike Kaltheuner di Privacy International, che ha definito il test “un’idea terribile”. “Le macchine della verità tradizionali hanno una storia problematica di incriminazioni di innocenti e non c’è alcuna prova che l’intelligenza artificiale risolverà il problema, soprattutto uno strumento che è stato utilizzato su appena 32 persone”, ha proseguito, “anche tassi di errore apparentemente piccoli porteranno migliaia di persone a dover provare di essere innocenti solo perché un qualche software li ha ritenuti bugiardi”. Il commento di Crockett: “Non credo si possa avere un sistema accurato al 100%”.

Obiettivo: velocizzare i controlli ai check-in

Il progetto da 4,5 milioni di euro, denominato iBorderCtrl che ha lo scopo di velocizzare i controlli ai check-in è ritenuto più avanzato rispetto a precedenti sistemi di riconoscimento facciale che avevano dimostrato di avere un tasso di errore molto elevato sulle donne e sulle persone di colore. Testato finora su 32 persone, il sistema ha totalizzato un 85% di risultati positivi. I dati raccolti “andranno oltre i parametri biometrici e toccheranno i biomarcatori dell’inganno”, ha promesso il coordinatore del progetto, George Boultadakis della società lussemburghese European Dynamics. Per ora il software verrà sperimentato solo su passeggeri che lo accetteranno e firmeranno una liberatoria. Poi, chissà.

Lavoro nero e illegale uguale il 12% del Pil

Brutto primato – purtroppo tutto in negativo – per l’economia italiana. Come indica una recente rilevazione curata dall’Istat, il cosiddetto “nero” nel Belpaese vale l’importo monstre di 210 miliardi di euro. Una cifra che rappresenta addirittura il 12,4% del Pil. Entrando nel merito delle cifre, il valore aggiunto generato dall’economia sommersa ammonta a poco meno di 192 miliardi di euro, quello connesso alle attività illegali (incluso l’indotto) a circa 18 miliardi di euro. Nel 2016 la componente relativa alla sotto-dichiarazione pesava per il 45,5% del valore aggiunto (circa -0,6 punti percentuali rispetto al 2015). La restante parte era invece attribuibile per il 37,2% all’impiego di lavoro irregolare, per l’8,8% alle altre componenti (affitti in nero, mance) e per l’8,6% alle attività illegali.

I settori dove c’è più nero

Commercio, trasporti, alloggio e ristorazione (23,7%) e le costruzioni (22,7%) si confermano i settori dove l’economia sommersa è maggiormente presente. Ma, oltre a questi macrocomparti, il sommerso coinvolge poi tutte le aree delle sotto-dichiarazioni: Servizi professionali (16,3%), Commercio, Trasporti, alloggio e ristorazione (12,4%), Costruzioni (11,9%). Ma risulta pesantemente invischiato nel fenomeno anche il manifatturiero, soprattutto quello dedicato alla Produzione di beni alimentari e di consumo (7,5%). Il settore più colpito dall’impiego di lavoro irregolare è infine quello domestico o che riguarda agricoltura e pesca.

Un problema gravissimo per l’Italia e le casse dello Stato

Il lavoro nero, purtroppo, si conferma come uno dei più grandi problemi per l’Italia e le casse dello Stato. Come evidenziano i dati diffusi dall’Istat, è questo un fenomeno che produce un “buco” di circa 20 miliardi di euro per l’erario. Nel 2016, l’elenco degli irregolari raggiungeva i 3 milioni 701 mila, in prevalenza dipendenti (2 milioni 632 mila), un numero in lieve diminuzione rispetto al 2015 (rispettivamente -23 mila e -19 mila unità). L’incidenza del lavoro irregolare è particolarmente rilevante nel settore dei Servizi alle persone (47,2% nel 2016, in calo di 0,4 punti percentuali rispetto al 2015) ma risulta significativo anche nei comparti dell’Agricoltura (18,6%), delle Costruzioni (16,6%) e del Commercio, trasporti, alloggio e ristorazione (16,2%).

Le attività illegali “valgono” 18 miliardi di euro

Il peso economico dell’illegalità nella compilazione dei conti nazionali, conclude l’Istat, equivale a poco meno di 18 miliardi di euro di valore aggiunto (compreso l’indotto) con un aumento di 0,8 miliardi, sostanzialmente riconducibile alla dinamica dei prezzi relativi al traffico di stupefacenti. Non c’è davvero motivo di essere fieri di questo business.